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PIEMONTE MOVIE - Intervista a Gabriele Nugara


Il regista ha diretto "Peter Unsicker - Galleria Infinita", premio CinemaItaliano.info al miglior corto doc del festival


PIEMONTE MOVIE - Intervista a Gabriele Nugara
Peter Unsicker
Come nasce il progetto e come hai conosciuto Peter Unsicker?

Il progetto di documentario nasce un paio d'anni fa dal suggerimento prezioso del mio amico italiano Sandro Pirovano, trasferitosi a Berlino nei primi anni '80 e autore di due guide-romanzo sulla città uscite una prima e una dopo la caduta del Muro.
Uno dei protagonisti di quegli itinerari letterari era Peter Unsicker, ho saputo che erano ancora buoni amici, ho bussato alla porta-finestra della sua casa-galleria sulla strada nei pressi di Checkpoint Charlie e lui mi ha accolto in questa affascinante vertiginosa macchina del tempo dove - insieme alla sua compagna Claudia - vive, crea, consuma i propri pasti, sorseggia del tè, accumula appunti, schizzi e ritagli di giornale, osserva il flusso costante di turisti e curiosi, accoglie visitatori, legge, dorme.
Mi sono trovato di fronte a uno scultore sessantenne saggio, dolce, leggero, conosciuto e rispettato, ma non celebre o vanesio: l'ideale dell'uomo che vorrei essere alla sua età. E anche l'incarnazione di ciò che ha sempre significato Berlino nel mio immaginario: una dichiarazione di anarchia esistenziale, una presa in giro anche dolorosa dei conformismi. Da lì in poi sono tornato più volte da Peter, a volte con la telecamera, spesso senza, cercando di capire come raccontare al meglio lo spirito di quello che stava diventando ormai un amico e una fonte diretta di ispirazione.

E' stato difficile entrare in contatto con lui, convincerlo a donarti tempo e immagini così preziose?

La bellezza di Peter e di questo incontro è stata la sensazione sin dall'inizio che lui quasi mi stesse aspettando, che stesse aspettando di essere contattato, di essere filmato, di rispondere alle mie domande. Ovviamente non stavano esattamente così le cose e già altri giornalisti avevano documentato le sue installazioni ai tempi del Muro, ma la sua collaborazione al progetto è stata così convinta e la fiducia così solida da poter sintetizzare il suo atteggiamento in un "filmami e fa ciò che vuoi".
Con una disponibilità e gentilezza di questo tipo non serve imporre un programma forzato di riprese o "portare a casa" più materiale possibile nel minor tempo. La maggior parte dei contributi fotografici e audiovisivi li ho scoperti in corso d'opera, così come tutte quelle persone importanti della sua vita che ho avuto modo di conoscere. In più Peter si è prestato a leggere una poesia per una versione corta del ritratto chiamata "Die Liebe in den Zeiten der EU" (L'Amore al tempo della UE).

So che questo doc è parte di un progetto più ampio: cosa ci puoi raccontare?

Questa versione del documentario è il nucleo di un ritratto più ampio che voglio dedicare a Peter Unsicker e alla scena berlinese a cui è appartenuto e che oggi non esiste praticamente più. Lui e altri suoi amici musicisti, registi, pittori, attivisti hanno contribuito a creare quella chimera alternativa di cui restano sempre meno tracce nella capitale tedesca.
Quell'essere al centro di tutto, di un conflitto sospeso, e al tempo stesso isolati, separati da tutto, quell'energia della reazione alle regole imposte per trovare una rivoluzione quotidiana basata su modi sempre nuovi di vivere e di sperimentarsi. Sto lavorando alla struttura cinematografica più efficace per riunire la storia delle esistenze di chi ha vissuto quell'afflato potente di creatività e coscienza civile, originalità e freschezza, e lo vive ancora a fronte del tempo che passa, infiacchisce gli spiriti, cancella le tracce, prepara la sconfitta...

Presentati ai nostri lettori: vivi a Berlino, quali sono i tuoi progetti?

Mi sono trasferito a Berlino poco più di cinque anni fa dopo aver accarezzato l'idea già tempo addietro. E' stata la nascita di mia figlia a farmi compiere la scelta di stabilirmi qui, altrimenti credo che avrei fatto sicuramente esperienze fuori dall'Italia per tornare però sempre alla casa d'origine, a Torino. Ora ho come delle nuove radici.
A Berlino ho continuato a creare i miei filmati e i miei piccoli esperimenti, ho raccolto una serie di interviste a coetanei italiani "in fuga", ho proiettato un documentario sullo scrittore-pittore Guido Seborga all'Istituto di Cultura, ho partecipato allo Zebra Poetry Film Festival di video-poesia, ho approfondito la conoscenza della lingua tedesca.
Il prossimo progetto voglio dedicarlo alle condizioni del lavoro dei giovani italiani oggi in Germania a partire da esperienze mie e di altri ragazzi, che si sono realizzati professionalmente o che hanno invece dovuto e devono quotidianamente fare esperienza di un progressivo restringimento delle proprie aspettative o prospettive. Perché poi partiamo tutti con chimere differenti e mi interessa moltissimo l'impatto fra il sogno individuale e la realtà collettiva.

22/03/2015, 09:00

Carlo Griseri