LA SCUOLA D'ESTATE - I giovani attori e il maestro Ronconi
Comincia con un piano sequenza molto lungo, in una strada sterrata di campagna, il documentario "
La Scuola d'Estate. Luca Ronconi a Santa Cristina" di
Jacopo Quadri sull'attività di formazione di
Luca Ronconi. Il Maestro del teatro italiano, regista rivoluzionario ed innovatore del linguaggio scenico, è purtroppo venuto a mancare recentemente. Ci rimane ora questo splendido documento realizzato in intimità e confidenza, un'opera che conferma la personalità magnetica di un artista del teatro dalle qualità eccezionali.
Siamo a Santa Cristina in provincia di Perugia, luogo in mezzo alla campagna Umbra, che Ronconi ha trasformato in un laboratorio teatrale per le prove e la formazione di giovani attori che stanno per avviarsi alla loro carriera professionale. L'attività dei ragazzi si svolge in grandi ambienti ristrutturati, ruderi di coloniche che ora sono diventati sale prove, alloggi e soggiorni per le compagnie di teatro.
Lo stile utilizzato per realizzare "
La Scuola d'Estate" è molto fluido, pulito, Quadri lascia che sia l'energia e la fantasia di Ronconi a guidare la narrazione. Il Maestro sta seduto ad un grande tavolo e legge i testi teatrali insieme ai suoi giovani alunni, recita le parti, le interpreta, da suggerimenti preziosi e trasmette la gioia dell'essere attori. Emerge dal film la grandissima capacità di Ronconi nell'entrare nei dettagli e nella profondità del testo, insieme ad una straordinaria voglia di aiutare l'attore nel trovare la giusta intonazione e tonalità di voce. Le sue lezioni sono un lavoro di maieutica continua. Come gli attori coinvolti nel workshop anche lo spettatore non può altro che lasciarsi andare a quel flusso continuo di illuminazioni e di percorsi creativi che Ronconi libera durante i suoi seminari. Interessanti le parti di "osservazione" della vita quotidiana all'interno dei locali della scuola, qui parlano i corpi degli studenti rilassati, durante le cene, distesi su un divano, intenti a ripassare in solitudine la loro parte, dopo una dura giornata di lavoro. La voce adesso viene messa in secondo piano e si da spazio anche a vedute di esterni, sulla campagna e sui paesaggi che circondano quel luogo magico e creativo.
Lo sguardo di Quadri "dosa" molto bene le interviste, le utilizza in maniera diluita ed efficace, usando la testimonianza in camera dei ragazzi solo come intermezzo per tornare poi al lavoro di osservazione sul lavoro pratico di Ronconi. Molti degli alunni sono sconvolti da quell'esperienza che in qualche modo comunque li segnerà indelebilmente. Alcuni si sentono persi in quell'angolo sperduto di campagna e rimpiangono la civiltà, altri sono totalmente concentrati sulla loro parte, altri sono talmente presi dall'emozione che non riescono a capire in che direzione il loro personaggio stia andando. Ogni tanto la sensibilità del regista si stacca dalla lezione e va a catturare dei momenti di solitudine di Ronconi. Sono scene commoventi che mostrano un uomo, straordinario, consapevole della sua malattia e immerso nei pensieri dell'ultima parte della sua vita. Il Maestro dalla bella barba bianca e dal sorriso sempre pronto per tutti, in quei momenti si ritira in se stesso, sembra cercare un attimo di silenzio e di riflessione, una lieve malinconia si legge sul suo volto. In una breve intervista Ronconi parla della sua passione per i Bovari Bernesi, per i tanti cani che hanno abitato quei casolari ristrutturati e ci rivela il suo grave stato di salute, ma anche la sua immensa voglia di fare teatro fino in fondo. Ci dice: "
Ho imparato tutto della vita grazie al teatro, vedo questa malattia come una specie di part - time, un lavoro che devo sopportare". E i giorni intanto passano, i giovani attori continuano ad apprendere dal Maestro che con calma e pazienza li segue nel loro nascere e nel loro crescere. Il film si conclude con un immagine larga dell'aula con Ronconi che parla appassionato ai suoi ragazzi. L'audio leggermente, pacatamente sfuma, ritorna l'allegra canzone del piano sequenza iniziale, dissolvenza in nero sulle dolci parole di un grande artista.
16/04/2015, 23:00
Duccio Ricciardelli