Note di regia di "Basta Poco"
Un paio di anni fa, leggendo un quotidiano, ci saltò all'occhio la notizia dell'avventura imprenditoriale tentata da due giovani romani: avevano aperto un'agenzia che risolveva i problemi più personali delle persone. Un marito non ha il coraggio di lasciare la moglie? Ci pensano loro. Un ragazzo non sa come confidare ai genitori di essere omosessuale? L'agenzia l'avrebbe fatto al posto suo. La storiella era riportata come una curiosa idea per sbarcare il lunario, in realtà pensiamo che rappresenti ben altro: racconta una crisi che non è solo economica, ma è anche di sicurezza, e di mancanza di certezze . Da qui l'idea di prendere da questa notizia lo spunto per fare un film. Guardandoci intorno, abbiamo pensato che oltre a problemi personali, ma comunque molto pratici, l'agenzia poteva concentrare la sua attività su qualcosa di astratto, ma assolutamente ricercato e prezioso: la felicità. Oggi come oggi la felicità è un bene raro, più di un metallo prezioso. Non c'è nessuna retorica, è solo un'osservazione della realtà. L'insoddisfazione, la depressione, sono sentimenti diffusi. Perché non inventare una storia in cui, per andare incontro a questa epidemia di tristezza, qualcuno si mette in testa di vendere “momenti” felici? La felicità è lo stato d'animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri. Molti sostengono che oggi la soddisfazione di questi desideri passa spesso attraverso qualcosa: il lavoro, la fama, il benessere, etc. La mancata soddisfazione di questi desideri crea in noi un senso di pesante insoddisfazione che spesso viene arginato attraverso un'illusione. Banalmente, basta pensare a quegli anziani che, per aggrapparsi a una gioventù oramai passata, si sottopongono a trattamenti estetici. Dopo il trattamento la loro età, con tutti gli acciacchi del caso, non sarà cambiata, ma avranno un volto reso artificialmente più giovane e questo li farà stare bene, almeno per un po'.
Questo per dire che molte volte per sentirsi felici ci aggrappiamo a qualcosa che sappiamo in partenza essere fittizio ma che ugualmente ci dà soddisfazione. D'altronde, oggi, la crisi economica e il generale clima di incertezza, rende più difficile realizzare concretamente i propri desideri, per questo sempre più spesso l'appagamento della felicità passa attraverso un'illusione.
Cominciando a lavorare a questo film abbiamo letto diversi libri, osservato la realtà e abbiamo capito che il desiderio di felicità è innato in ogni essere umano. Epicuro sostiene che non c'è età per conoscere la felicità; non si è mai né troppo vecchi né troppo giovani. Anzi è proprio il desiderio di essere felici che ci permette di resistere nelle situazioni di crisi come quella attuale. Insomma la felicità nella vita di un uomo non è un'optional, né qualcosa a cui poter rinunciare. Non a caso il concetto di felicità è un valore esplicitamente sancito in alcune Costituzioni e nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti. Partendo da questo punto, diventa interessante il paradosso di chi, in assenza di un vero, spontaneo motivo di felicità, cerca un appagamento artificiale. "
La felicità non è che una bugia per ingannare il dolore!”, scrive Oscar Wilde. Mentire a se stessi, a fin di bene, per raccontarci una realtà virtuale, renderci felici artificialmente, e recuperare in questo modo nota di regia un po' di ottimismo e di fiducia. Forse perché non siamo più in grado di accettare la realtà. Il problema però, è quando cala il velo e appare la nuda verità, che apre gli occhi.
Tutto questo, rappresentato con lo spirito della commedia, con una comicità che senza banalizzare un tema così importante, disinnesca ogni rischio retorico ma potenzia attraverso la satira sociale la portata della storia.
Andrea Muzzi e
Riccardo Paoletti