Note di produzione di "Io Rifletto 3 - Tre Storie Disincantate"
Nella precedente edizione di IO RIFLETTO, 6 storie si sono concatenate formando un film di 100 minuti. Ora le storie sono solo tre, ma con un peso specifico molto più alto. Sono più legate tra di loro e raccontano temi ben precisi. Come quello del lavoro. Emerge fortemente il fatto che ognuno dei 6 - 7 protagonisti, vorrebbe lavorare nel campo artistico in cui ha studiato, ma questo viene impedito dalla società, dal costume e dalla consuetudine della nostra città, di concepire come lavoro vero, solo quello industriale o produttivo di materie prime.
Nessuno di loro vorrebbe fare l’operaio e tutti sarebbero pronti a fare le valigie per abbandonare le città dove sono nati, pur di vivere una esistenza che faccia assaporare almeno in parte i loro sogni. Se è giusto garantire il lavoro fisso in una fabbrica, è altrettanto giusto che la società si faccia carico di poter far esprimere a chi ha talento, la propria cultura, le proprie capacità.
“Non è vero che i giovani sono stupidi” dice Valerio, perché rispetto alle altre generazioni, non vogliono chinare la testa ed accettare passivamente un lavoro fatto di sacrifici e senza nessuna soddisfazione. “La vita è una sola e non la si può sprecare facendo il servo ad altri”.
Il regista chiede a Giovanna se le andrebbe di lavorare come impiegata: la risposta della ragazza è eloquente: “Ma sei matto?”
Rispetto ai precedenti docufilm, Andrea Sbarretti questa volta seleziona in maniera molto accurata i personaggi. Tutti devono avere una “purezza” nello sguardo e tutti devono essere degli antidivi, individui in fondo schivi, ma schietti, semplici, genuini, franchi. Non sono documentari realizzati a caso su delle tematiche di cronaca locale. Sono dei film che seguono una poetica ben stabilita, raccontando lo stato d’animo del regista in quel preciso momento, in quella data epoca e che diventano per questo irriproducibili in un altro tempo.
In attesa del film Lontano da tutti annunciato per l’inverno, Andrea Sbarretti scalda i motori e stuzzica la cittadinanza con temi caldi tipo l’inceneritore, la mancanza di lavoro e le politiche di austerità, che poi riprenderà appunto nel film.