AMORE TRA LE ROVINE - Una perla del passato "ritrovata"
Per lunghi anni molti storici e critici cinematografici hanno provato a cercare un gioiello perduto del cinema muto italiano. La leggenda narra che nella Ferrara degli anni '20 due fratelli, i Lumini, avessero diretto un meraviglioso dramma, ma che la pellicola fosse poi andata dispersa o addirittura distrutta.
Ma in seguito al forte terremoto che nel 2012 colpì la città romagnola, una crepa formatasi nella parete del palazzo comunale sembra aver riportato alla luce quello che per molti viene considerato una sorta di “Sacro Graal” del cinema italiano.
Questo l'espediente messo in piedi da Massimo Alì Mohammad per introdurre “
Amore tra le rovine”, piacevole mockumentary che si diverte a giocare con la Storia del Cinema.
Scegliendo un taglio documentaristico, l'autore affida la presentazione del film agli interventi di importanti critici quali Paolo Mereghetti e Tatti Sanguineti, che arrivano quasi a definirlo una sorta di “anello mancante” della cinematografia, mentre ai tecnici della Cineteca del Friuli spetta l'onore di verificarne l'autenticità e di renderlo nuovamente visibile.
Il colpo di genio di Mohammad è quello di inserire il completo “falso storico” all'interno del film, dirigendo gli attori in pieno stile “muto”, portandone all'eccesso mimica e gestualità per ottenere l'effetto drammatico di una travagliata storia d'amore in tempo di guerra. Le immagini vengono sporcate, trasformate in un bianco e nero vintage e mescolate ad immagini di repertorio che, condite da scenette “slapstick” e dal tono solenne dei testi scritti, aiutano a renderlo decisamente credibile.
Alla base del racconto di questo “film nel film” c'è una grande leggerezza e una buona dose di ironia, che traspare attraverso giochi di parole, come i fantomatici fratelli Lumini che strizzano l'occhio ai Lumiere..., o false invenzioni, come la prima illuminazione su un set che sarebbe stata realizzata da uno dei registi, impiegato in un cimitero, con dei lumi funebri.
La missione di Mohammad, sfidare la Storia e nel suo piccolo tentare di “riscriverla”, può dirsi compiuta, grazie ad un'opera convincente destinata a diventare un piccolo cult per gli amanti della settima arte.
25/07/2015, 18:20
Antonio Capellupo