Terra di Tutti Art Festival diventa un festival
multidisciplinare su migrazioni e sviluppo


In cartellone dal 7 all'11 ottobre 2015 a Bologna.


Terra di Tutti Art Festival diventa un festival multidisciplinare su migrazioni e sviluppo
Una scena del film "Barakaden" di Adeline Gonin
Si è chiuso il 20 luglio scorso il bando lanciato dal Comune di Bologna all’interno del progetto europeo Amitie-Code, in collaborazione con l’organizzazione non governativa GVC e cofinanziato dall’Unione Europea, promosso con l'obiettivo di individuare e valorizzare esperienze di eccellenza della cooperazione europea sui temi che legano migrazioni e sviluppo.
I progetti - attualmente in fase di selezione - verranno presentati durante Terra di Tutti Art Festival (a Bologna dal 7 all'11 ottobre), nato nel 2007 e fondato dalle ong COSPE e GVC con la direzione artistica di Jonathan Ferramola e Stefania Piccinelli, che nella sua 9a edizione celebra l’Anno Europeo dello Sviluppo #EYD2015, diventando a tutti gli effetti un festival multidisciplinare.

Arti circensi e teatrali, installazioni multimediali, fumetto, fotografia e performance sono le categorie che hanno avuto la meglio. Su 55 progetti candidati, sono una decina quelli che hanno superato il primo step (a fine agosto l’annuncio ufficiale) e a cui sarà garantito un sostegno finanziario a fondo perduto (per un importo compreso tra un minimo di 3.000 euro ed un massimo di 8.000 euro) per la loro realizzazione durante il festival.

Ufficiali anche alcuni dati sull'esito del bando, che si è chiuso il 30 giugno, promosso per individuare i film che entreranno nella rassegna cinematografica di documentari e cinema sociale dal sud del mondo, sezione portante del festival, che ha registrato ben 260 iscrizioni, con un incremento del 20% rispetto all'anno scorso. Nelle prossime settimane verranno selezionate circa 40 pellicole provenienti da tutto il mondo, che affrontano tematiche specifiche come migrazioni, lotta per i beni comuni, contrasto ai cambiamenti climatici e diritti umani.

Tra i titoli stranieri spicca il documentario francese “Barakeden” di Adeline Gonin. Barakeden è una parola che suona come un insulto e significa "piccolo cameriere per la casa" in bambara, la lingua nazionale del Mali. A dodici o tredici anni, molte ragazze lasciano il loro paese per servire le famiglie della capitale. Lavorano spesso più di 15 ore al giorno per una miseria (meno di 8 euro al mese) subendo abusi e salari non pagati.

Tra le anteprime, si segnala “Limbo” di Matteo Calori e Gustav Hofer, prodotto dalla Zalab di Andrea Segre, che racconta le storie di attesa, rabbia e paura, di affetti in bilico tra famiglie e culture diverse di Alejandro, Bouchaib, Karim, e Peter, rinchiusi nei C.I.E. di Torino, Trapani e Roma, e delle loro famiglie, che attendono in un “limbo” di sapere se i propri cari torneranno a casa o saranno mandati via dall'Italia.
Storie in cui i figli sembrano solo poter subire i destini di sofferenza e assenza dei padri e le donne devono reggere il peso di una legge ingiusta e senza cuore.

Un altro tema affrontato dal festival è quello dei beni comuni, terra, acqua, energia. Questioni planetarie che investono appieno anche i nostri territori come è il caso del land grabbing, l’accaparramento di terre, dove in Sardegna si sono persi in dieci anni l’otto per cento di suolo agricolo, come raccontato dal film "Terra Persa. Storie di Land Grabbing in Sardegna" di Alessandro Rossi e Michele Mellara: un viaggio tra progetti di centrali, trivelle per idrocarburi, residence e campi da golf calati dall’alto e rifiutati dalle comunità locali”.

Nel 2015, dopo otto anni di percorso, il Terra di Tutti Film Festival diventa Terra di Tutti Art Festival, consacrando così la sua indole di manifestazione internazionale e multidisciplinare che - a partire dalla pellicola, contemplando una nuova sezione dedicata alle arti - prova a raccontare le diversità culturali, accorciando le distanze tra i popoli.

08/08/2015, 12:30