VENEZIA 72 - "Italian Gangster" in Orizzonti
Persone e personaggi della malavita italiana. Quella in bianco e nero delle rapine alle gioiellerie e ai furgoni portavalori, quella che arrivava con i mitra in mano direttamente dalla Resistenza, proletaria e d'immigrazione che lucidamente non percepiva alcun cambiamento con la fine del fascismo e l'avvio della democrazia.
Per molti la strada più naturale verso il benessere, prima promesso e poi concreto del boom, fu proprio la malavita: rapine e furti per godere di quella ricchezza che era più facile togliere con la forza che guadagnare, forse, con il sudore.
Cavallero, Notarnicola, Lutring, Fantazzini sono alcuni dei banditi che riempivano le cronache dei giornali terrorizzando tutto il ricco nord Italia, ma anche alimentando un mito, tra gli anni 50 e 60.
Renato De Maria struttura il film su una serie di dichiarazioni e racconti fatti in prima persona da un gruppo di attori che immersi in un fondale buio, mettono in scena questi "italian gangster" che vediamo nelle immagini di repertorio del Luce e dei tele e cinegiornali. Storie e confessioni, grandi imprese e finali drammatici dietro alle sbarre.
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Italian Gangster" però non riesce a toccare i tasti che tanta letteratura di genere, a partire dalla cronaca di grandi giornalisti, riesce ancora a fare. Lo spettatore fa difficoltà a entrare nella leggenda di questi personaggi ma anche nell'atmosfera di un'epoca tra la miseria del dopoguerra e la ricchezza del boom. Forse gli interpreti si prendono troppo sul serio e forzano la caratterizzazione finendo per essere eccessivi e spesso ripetitivi, salvati in corner dal repertorio sempre affascinante e testimone principale, insieme ai grandi giornalisti, di un periodo storico di importante cambiamento sociale e umano.
03/09/2015, 11:17
Stefano Amadio