Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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TFF33 - "Irrawaddy Mon Amour", una storia non banale


Documentario firmato Nicola Grignani, Valeria Testagrossa e Andrea Zambelli


TFF33 -
Nel cuore del Myanmar si trova un villaggio, Kyauk Myaung, disteso sul fiume Irrawaddy, dove una vasta e vitale comunità LGBT si è evoluta negli anni grazie all’attivismo di alcuni suoi membri ora anziani, schierandosi in prima linea nella lotta per il riconoscimento dei propri diritti.
I registi di Irrawaddy mon amour, Nicola Grignani, Valeria Testagrossa e Andrea Zambelli – parte di un collettivo che da anni si impegna nella realizzazione di progetti di media-attivismo – entrano in contatto con questa comunità durante le ricerche per un altro lavoro e vengono catturati da questo inaspettato cuore pulsante di un movimento che, in Myanmar, cerca di emergere sulla spinta di un più generalizzato tentativo di cambiamento.

Nella pellicola sono rari, in realtà, gli accenti politici, a favore di uno sguardo lieve che privilegia momenti qualsiasi di serena quotidianità, ma proprio per questo incide nel profondo l’enfasi con cui un oratore sul palco dichiara come “questa Costituzione sia il sangue e l’anima di una nazione. Dovrebbe assicurare all’intero Paese i diritti fondamentali. Ma in essa troviamo solo precetti del tipo: ‘devi vestirti in questo modo e mangiare in quest’altro’. Se non segui le sue regole, infrangi la legge e finisci in carcere. Aung San Suu Kyi ha detto: ‘Siamo 60 milioni di persone e noi possiamo cambiare la Costituzione’. Vogliamo integrare nuovi articoli che siano utili ai cittadini. La nostra voce sarà la voce del Myanmar!”. E così capiamo che non esistono scelte neutrali in Myanmar.

Lo spunto per raccontare è la storia d’amore tra Soe Ko e Saing Ko, che decidono di sposarsi (tra i primi in Myanmar, dove comunque il matrimonio omosessuale è osteggiato dalla giunta militare) aiutati e festeggiati da tutta la comunità, anche religiosa. Ma solo dopo aver osservato il ritmo semplice della vita comune (sono poche le parole in Irrawaddy mon amour) si giunge al matrimonio, e lo si fa con naturalezza, senza toni eclatanti né proclami, perché a Kyauk Myayng l’andamento lento dell’Irrawaddy lambisce ogni cosa.

26/11/2015, 08:30

Sara Galignano