TFF33 - Pietro Marcello e la bellezza "perduta"
Inizio speciale per il
TFF33, al via ufficiale da domani venerdì 20 novembre ma già inaugurato ieri, mercoledì 18, al cinema Classico alla presenza della direttrice Emanuela Martini, con la proiezione di
"Bella e Perduta" di Pietro Marcello, accompagnato in sala dal co-sceneggiatore Maurizio Braucci.
"È un lavoro iniziato due anni e mezzo fa, doveva essere molto diverso da come è ora, doveva essere una sorta di aggiornamento del "
Viaggio in Italia" di Piovene. Sarebbe iniziato in Campania, perché è un luogo che conosciamo bene, e il primo episodio doveva essere sulla
Reggia di Carditello, posizionata in un'area geografica tra le più fertili d'Italia ma conosciuta oggi come
terra dei fuochi. Carditello è un po' l'emblema del progetto, si trova tra tre discariche (di cui una tra le più grandi d'Europa) e la Tav, per il governo è sempre stata una
carta sporca".
"Bella e perduta" nasce come un'inchiesta, grazie all'incontro con "l'
Angelo di Carditello, Tommaso Cestrone, un pastore ignorante che per anni si è preso volontariamente cura della Reggia, anche bonificando l'area in quanto grande amante della bellezza, oltre che soccorrendo i bufali abbandonati (i maschi crescono troppo lentamente, per creare una massa ci vogliono almeno 3 anni, e vengono abbandonati da piccoli: ormai sono inutili perché per la riproduzione si usa sempre più l'inseminazione artificiale). Quando all'improvviso Tommaso è morto, abbiamo deciso di continuare il film, farlo diventare una fiaba contemporanea: è stato un azzardo, ma essendo produttore me lo sono potuto permettere. Con Maurizio abbiamo elaborato un testo, senza avvalerci di attori professionisti: avevamo un canovaccio e poi si è sviluppato tutto in scena".
Il film è una "docu-fiaba", spiega Maurizio Braucci. "È stato difficile trovare la risposta alla domanda:
come continuare dopo la morte di Cestrone? Abbiamo realizzato secondo me un interessante esperimento di scrittura, il pubblico dirà se riuscito o meno. Anche gli animali ci hanno dato ispirazione, si è arrivati a un punto in cui il film aveva un suo desiderio di raccontarsi, e noi cercavamo disperatamente di capirne il senso, dovevamo imparare anche a "leggere" questo viaggio, che è stato esso stesso una scoperta. Il nostro Pulcinella non è la nota maschera della commedia dell'arte, ma una sua versione precedente, lo psicopompo che porta i messaggi dai vivi ai morti".
Infine, un ricordo della stesso Braucci del torinese
Luca Rastello, scomparso recentemente. "Lo abbiamo conosciuto negli anni '90, io e Pietro ci siamo formati in un centro sociale a Napoli e Luca era sempre il primo che chiamavamo per raccontarci cosa succedeva nel mondo, la guerra nei Balcani e molto altro. In qualche modo, mi piace pensare che in questo film ci sia anche un po' lui".
19/11/2015, 11:35
Carlo Griseri