LACRIME DI SAN LORENZO - Il dolore senza soluzione
Giampiero Caira ne "Le lacrime di San Lorenzo", da lui diretto e interpretato, denuncia in modo drammatico i limiti della medicina e il calvario che si prova nell’affrontare la malattia incurabile del proprio figlio attraverso una storia vera. Cosa succede quando il mondo crolla addosso e la scienza non è in grado di spiegare il male che ci colpisce?
Attraverso la vita dei genitori di Mattia, un bambino affetto da una malattia genetica, veniamo risucchiati nel vortice della rabbia e della disperazione. Rabbia da parte del padre Adriano, un poliziotto che chiede giustizia, rivolgendo il grido disperato ai medici che non sono in grado di curare il figlio. Insofferenza invece da parte della madre Gloria, bloccata di fronte alla malattia e disperata per lo stato inerme in cui vive il piccolo. Le lacrime di San Lorenzo svelano il dramma dell’impossibilità della medicina tradizionale, facendo l’occhiolino alle nuove forme di medicina alternativa e criticando figure come quella degli stregoni che si prendono gioco nelle situazioni più drammatiche. Il dolore dei genitori si ripresenta in altre storie come quella di una bambina scomparsa, che servirà da snodo narrativo per un ulteriore ricatto.
Più che le lacrime, è la rabbia e la disperazione dei genitori a costruire il dramma: dalla preghiera rancorosa di Adriano nei confronti di un Dio traditore, alla richiesta di aiuto da parte della madre durante un convegno di medici.
Nonostante una recitazione ai limiti dell'amatoriale e una regia a tratti televisiva, in mezzo ai giochi di luce e nero, Adriano riesce in parte a superare il calvario. Si deve andare oltre le tante medicine e le tante cure, per cercare direttamente la causa, il fattore scatenante del male che ha colpito il piccolo Mattia. Dopotutto non esistono limiti né blocchi a influenzare un padre dal cercare di salvare la vita del proprio figlio. E il prezzo per fare ciò non è mai troppo alto.
27/11/2015, 18:53
Marta Leggio