ONDA SU ONDA - In mare per riprovare a vivere
Malgrado nel film di
Rocco Papaleo la musica sia importante, a "
Onda su Onda" manca soprattutto il ritmo. Partendo da due personaggi delineati più in funzione dello sviluppo della storia che non il contrario, tutto sembra prevedibile e costruito cominciando da un traguardo che si vuole raggiungere. Certo, aver chiaro dove si vuole arrivare è un buon metodo per raccontare la storia, ma ogni passo dei personaggi è così funzionale al successivo che dopo un po' ci si sente assaliti dalla sensazione di "telefonato".
Anche
Alessandro Gassmann, ormai sciolto dalle briglie paterne, non dimostra le stesse qualità di alcuni degli ultimi film, esagerando con espressioni e mimica tanto da anticipare, un po' come avviene per la storia, ogni possibile stupore per l'esito della scena, che sia una gag o una battuta o lo sviluppo in una scena successiva.
Rocco Papaleo sembra più spento del solito, anche qui anticipando l'epilogo, e costretto ad abusare del dialetto lucano per strappare qualche sorriso distante però da una risata vera e propria.
Ma il vero limite del film è la storia che, senza dover per forza appartenere a un genere, è però vittima di troppi cambi di registro che ne influenzano la godibilità. Il viaggio sì, ma i cambiamenti devono arrivare dall'interno dei personaggi, perché se no per chiunque stia arrivando da una vita disastrata, ogni minima novità può sembrare una svolta. Ma se il disastro precedente delle vite dei personaggi è solo accennato, intanto è difficile affezionarsi a loro e poi ogni cambiamento sembrerà qualcosa che in realtà non è.
"
Onda su Onda" poteva spingere sulla musica e sulle canzoni che uniscono l'Italia, e la sua storia recente, all'America latina, ma anche questo aspetto è appena accennato finendo per essere solo uno dei pretesti per portarci verso un happy ending, anzi mezzo.
15/02/2016, 17:28
Stefano Amadio