CINEMA DU REEL 38 - “Dustur”: aprire
un dialogo fra le diverse culture
“
Dustur” di
Marco Santarelli è un film in cui culture e società diverse, ma solo all’apparenza distanti, si incontrano e dialogano fra loro in un dibattito aperto e sincero. L’opera ruota attorno ad un progetto pedagogico nato dal tentativo di creare un terreno comune di confronto che riesca a portare verso quell’integrazione culturale tanto auspicata quanto necessaria, ma ancora così difficile da raggiungere.
Nella biblioteca penitenziaria del carcere bolognese di Dozza un frate cattolico (Fra Ignazio) e un mediatore culturale musulmano tengono un corso formativo volto a comparare la Costituzione italiana con le Costituzioni di paesi arabi, quali Tunisia, Marocco, Egitto e Algeria. Durante il corso, frequentato per lo più da detenuti di confessione islamica, chiamati a misurare le loro esperienze, tradizioni e credenze religiose con i principi della nostra Costituzione, emergono numerosi temi, fra cui la libertà di espressione e di fede religiosa, l’uguaglianza tra cittadini e il diritto al lavoro e all’istruzione.
Come contro-campo, fuori dal penitenziario incontriamo Samad, giovane marocchino che, dopo aver passato a Dozza quattro anni per traffico di droga, adesso studia giurisprudenza alla facoltà di legge e lavora come operaio per potersi riabilitare nella società. Grazie al suo rapporto di amicizia con Fra Ignazio, segue a distanza lo svolgimento del laboratorio che si tiene in carcere. Attraverso un equilibrato montaggio fra interni ed esterni, il registra intraprende così “un viaggio dentro e fuori il carcere, dentro e fuori i confini della libertà”, come egli stesso dichiara, fino a che queste due realtà convergeranno, nel momento in cui Samad, pur non avendo ancora il foglio di fine pena, otterrà il permesso di entrare nella biblioteca penitenziaria da uomo libero. In tale occasione Samad ritroverà alcuni degli ex-compagni di carcere assieme a cui si cimenterà nella stesura di una nuova dustur (che in arabo vuol dire “costituzione”), basata sui principi e valori fondamentali da loro condivisi emersi durante i precedenti incontri.
Grazie a una regia sobria e rigorosa, Santarelli crea una tensione tra interno e esterno, tra libertà e prigionia, tra apertura e chiusura che è alla base dell’intero film, in cui il dialogo e il confronto aperto diventano il solo varco tramite cui è possibile infrangere le barriere culturali che rischiano di imprigionare l’Uomo.
20/03/2016, 14:21
Marco Cipollini