Note di regia de "L'Universale"
Per quasi due anni ho “vissuto” all’interno del Cinema Universale di Firenze assorbendo una straordinaria serie di racconti, storie e aneddoti che sono poi, in piccola parte, confluiti nel mio documentario, “Cinema Universale d’essai”. E’ stato un viaggio emozionate e divertente in una storia del cinema molto privata, quella che ha caratterizzato l’identità di varie generazioni che si sono alternate su quelle scomode poltroncine di legno, dove il film diventava una partitura personale su cui improvvisare collettivamente: una interazione che iniziava durante la proiezione e proseguiva nelle discussioni al bar o davanti alla cassa. Da queste basi ho iniziato a cullare l’idea di avere il Cinema Universale come teatro di una scrittura drammaturgica che superasse i confini segnati dal reale, per andare a raccontare la storia di una generazionequella che passa per gli anni 70- attraverso le strette mura di un cinema e l’immensa finestra che è il suo schermo. Mi ha affascinato soprattutto quel rapporto viscerale che si creava (ma che ancora si crea ovunque ci sia una sala "vissuta") con il cinema, inteso come film ma soprattutto come luogo: uno spazio familiare che riusciva magistralmente a mettere insieme la cultura alta dei film d’essai e la sagacia popolare di San Frediano. Un meltin’ pot di persone, modi di essere ed idee che avrebbe fatto diventare quel cinema un incredibile punto di riferimento culturale per gli anni settanta e indirettamente per tutti gli anni ottanta. Una storia che adesso è un film, realizzato con la complicità di straordinari professionisti che ci hanno lavorato con cura, passione e precisione sia dietro che davanti la macchina da presa. Un grosso ringraziamento a tutti loro.
Federico Micali