Note di regia di "(un)Useful Mind"
Ho iniziato ad interessarmi della sindrome ossessivo-compulsiva in seguito alla visione di The Aviator, di Martin Scorsese. L’aspetto che mi ha subito colpito di questo disturbo è stata l’impossibilità, da parte di chi ne soffre, di poter controllare la propria vita in determinati eventi o situazioni: ho pensato che potesse essere un discorso universale, non necessariamente legato a questa particolare nevrosi. Chiunque ha infatti sperimentato cosa significhi trovarsi in situazioni incontrollabili e probabilmente molti, sapendo di dover affrontare eventi particolarmente rilevanti, si sono preoccupati di diminuire la loro ansia prevedendo come reagire. (un)useful mind parla dell’illusione del controllo, della sensazione che tutti noi abbiamo di poter gestire la nostra vita: il protagonista ha imparato negli anni a dominare le sue ossessioni e manie, battendo così la sindrome. Pur trovandosi in situazioni per lui complesse, riesce sempre a districarsi in qualche modo, ma l’imprevisto è dietro l’angolo e purtroppo riesce a distruggere ogni sua certezza. Oltre ad essere particolarmente legato a questa tematica, credo che (un)usfeul mind sia interessante anche a livello linguistico, per il modo in cui attraversa diversi generi: passa infatti da un’intro in stile commedia contemporanea per poi avvicinarsi al fantastico tramite le visioni della guardia notturna; diventa thriller, suspence e termina nel dramma. Riuscire a gestire questi cambi repentini di genere, senza comunque sottolineare apertamente le trasformazioni, così come pensare allo stesso tempo di inserire costantemente la tematica principale, è stata una delle cose più difficili della preparazione del corto. Quasi ogni scena si ripete due volte, ogni volta con diverse sfumature, ogni volta preannunciata e subito dopo smentita.
Omar Pesenti