Una mostra al BIF&ST per celebrare Cecilia Mangini
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Se mi si chiede cosa sono, io rispondo: "sono una documentarista" (...). Sono convinta che il documentarista è assai più libero del regista di film di finzione, ed è per questo, per la mia indole libertaria con cui convivo fin da bambina, che ho voluto essere una documentarista. Il documentario è il modo più libero di fare cinema”.
L'indole libertaria è quella di
Cecilia Mangini, una delle figure più significative della storia del cinema italiana, inarrestabile pioniera del cinema del reale: prima donna a girare documentari nel dopoguerra, l'autrice di capolavori come Ignoti alla città, Stendalì e La canta delle marane, realizzati in collaborazione con Pier Paolo Pasolini, ha raccontato dalla fine degli anni Cinquanta alla metà dei Sessanta un'Italia divisa tra boom economico e contraddizioni sociali.
Festeggiata in giro per il mondo con incontri, personali e retrospettive (ultime, in ordine di tempo, quelle a Parigi e Berlino), Cecilia Mangini torna nella "sua" Puglia - dov'è nata, a Mola di Bari, nel 1927 - in occasione della mostra
CECILIA MANGINI - VISIONI E PASSIONI (Fotografie 1952-1965), ideata e realizzata da Associazione Cinema del reale, Erratacorrige, Big Sur e Officina Visioni, con il sostegno di Unione Europea, Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, Regione Puglia, Apulia Film Commission, Cineporti di Puglia Bari/Lecce/Foggia in collaborazione con Festival International de Films de Femmes de Créteil, in programma a Bari (ex Palazzo delle Poste, dal 2 al 16 aprile, ingresso libero) nell'ambito del Bif&st 2016.
L'esposizione, a cura di
Paolo Pisanelli e Claudio Domini (la più grande e completa finora realizzata, corredata da un ricco catalogo), ripercorre le origini del lavoro di Cecilia Mangini, negli anni che precedono la sua affermazione come cineasta e la vedono impegnata come fotografa: "una grande fotografa - come sottolinea nel catalogo Maurizio Sciarra, Presidente di Apulia Film Commission - una reporter rigorosa e coraggiosa, che scopre il Sud, da donna e da artista, in un’epoca in cui le donne portavano i fazzoletti neri in testa e gli occhi bassi".
Un percorso, quello della mostra, che segue l'avventura fotografica di Cecilia Mangini: Panarea e il bianco abbacinante delle cave di pomice di Lipari, la Puglia sospesa tra tradizione e consumismo (con le immagini della Fiera del Levante del 1960), la Firenze popolare che diventerà poi protagonista del documentario La Firenze di Pratolini, le periferie milanesi. Senza dimenticare la straordinaria trasferta nel Vietnam del 1965, per la preparazione (insieme al compagno di vita e lavoro Lino Del Fra) di un film mai realizzato; e ancora, una galleria di ritratti dei grandi del tempo (da Pasolini a Moravia, da Fellini a Carlo Levi, da Montanelli a Flaiano, da Chaplin a Steinbeck, da John Huston a Malaparte) e la sezione inedita “Dietro LA LEGGE” fotografie di backstage scattate su un grande set dimenticato, quello de La Legge, che nel 1958 riunì a Carpino, nell'entroterra del Gargano, il regista Jules Dassin e le star Gina Lollobrigida, Marcello Mastroianni, Yves Montand, Melina Mercouri e Pierre Brasseur.
“Cosa significa “essere una fotografa”? Significa spogliarsi di tutte quelle che sono le nostre idee preconcette e andare in cerca… non della verità, la verità non esiste. È andare in cerca di qualcosa di molto più profondo della verità, qualcosa di assolutamente nascosto… e la fotografia, come tutto ciò che è un’icona, lo rivela.” Cecilia Mangini“C
Accanto alla mostra fotografica, al Bif&st si vedranno anche alcuni film di Cecilia Mangini: sabato 2 aprile, alle ore 16.30 al cinema Galleria 2, sono in programma La scelta (1967), Maria e i giorni (1958), Tommaso (1965) e La canta delle marane (1961), oltre a due estratti del film in lavorazione di Paolo Pisanelli Cecilia! Il mondo a scatti riguardanti il primo reportage realizzato in Sicilia e le fotografie di Carpino, 1958 ; mentre alle ore 21 l'appuntamento è con In viaggio con Cecilia di Mariangela Barbanente e Cecilia Mangini (2013).
31/03/2016, 11:39