L'UNIVERSALE - Il cinema visto dentro la sala
Un atto d'amore verso il cinema, che è soprattutto un ricordo nostalgico della visione di un film (qualunque esso sia) all'interno di una sala cinematografica e che è - ancor più - un tributo ad una specifica sala,
l'Universale d'Essai di Firenze.
Il regista
Federico Micali da anni lega il suo lavoro a quella sala, così preziosa per tanti fiorentini che fino al 1989 (anno della sua chiusura) in quel luogo hanno costruito il proprio amore per il cinema. Dopo aver girato nel 2008 un documentario ("
Cinema Universale d'Essai"), evidentemente non aveva esaurito né gli aneddoti riguardanti quel periodo né la voglia di condividerlo con nuove generazioni che mai, purtroppo, potranno capirne l'importanza in un'epoca come quella attuale di film sempre disponibili, in ogni ora e in ogni luogo.
Era una sala speciale quella fiorentina ("All'Universale lo spettacolo non era il film, era il pubblico", recita la voce narrante del protagonista Tommaso): e allora Micali la trasforma nel centro da cui guardare il mondo, e da lì dentro decide di narrare l'Italia degli anni del dopoguerra, soprattutto degli anni '70 e '80.
Forse questo è il difetto principale di un'opera che si fa apprezzare per leggerezza e simpatia: la ricerca di una totalità del racconto (c'è tutto, dalla lotta politica alla droga, dall'edonismo degli anni '80 a una visione anticipata del berlusconismo degli anni 2000) che non può inevitabilmente trovare il giusto respiro negli 80 minuti circa di film.
Alcuni passaggi sembrano un po' semplicistici, e alcune battute fortemente dialettali ostiche per un pubblico non toscano, ma "
L'Universale" resta nel ricordo come un piacevole omaggio alla sala intesa come esperienza di vita e di condivisione, un simpatico ricordo di abitudini perdute che in parte rimpiangiamo un po' (anche se la goliardia del pubblico in sala infastidirebbe alquanto molti spettatori...).
18/04/2016, 11:30
Carlo Griseri