IL MINISTRO - Un riassunto sull'italico malcostume
La grande Commedia italiana di
Risi, Monicelli, Scola, Germi e tanti altri aveva la caratteristica di stare un passo avanti rispetto alla società. Questi maestri e i loro colleghi sceneggiatori mostravano aspetti della nostra Italia che loro erano in grado di percepire, svelare, descrivere, commentare e criticare prima degli altri, in anticipo sull'opinione pubblica diffusa. Guardando una commedia italiana degli anni 50-60, si aveva una meravigliata reazione di stupore che portava alla risata e alla riflessione: "è vero! siamo così! Il mio vicino di casa, il mio medico, il mio collega o capufficio si comporta così!"
"
Il Ministro", che nelle intenzioni vuole mostrare uno spaccato dell'Italia peggiore di oggi, suscita altro: "ok - si pensa - lo so già che gli italiani si comportano così..."
Il film di
Giorgio Amato sembra in netto ritardo rispetto alla situazione contemporanea, andando a denunciare malcostume, pessime abitudini ed eventi legati a politica e cronaca che abbiamo già stravisto sui giornali, in tv e in molti film recenti e meno recenti.
A parte il budget, che in verità si nota poco per la scelta indovinata di ambientare tutta la vicenda in un appartamento, di limitato ne "
Il Ministro" c'è la visione che potrebbe anticipare una realtà possibile, una soluzione alla situazione attuale, un futuro magari peggiore ma sicuramente più curioso e interessante. O più semplicemente una fotografia originale dell'oggi.
Dunque è la prevedibilità il limite de "
Il Ministro". La sceneggiatura, scritta in soli dieci giorni, si limita a riportare fatti e sensazioni già vissute, dove la fantasia e il talento sembrano coperti dalla necessità di spiegare e sottolineare ogni cosa, riempiendo il più possibile la storia di tracce macroscopiche del malcostume più diffuso.
Il cast sembra abbastanza ben assortito ma ha dei limiti oggettivi dettati dalla sostituzione improvvisa degli attori principali a pochi giorni dalle riprese.
Gianmarco Tognazzi non è Ugo e fatica non poco a sostenere il ruolo del protagonista, tenendo un unico timbro dall'inizio alla fine che ne limita la personalità. Meglio
Alessia Barela e Fortunato Cerlino decisamente più ricchi di sfumature e di cambi di registro.
28/04/2016, 17:12
Stefano Amadio