Note di regia de "Lo Steinway"
Lo Steinway sceglie di non mostrare la guerra nella sua iconografia più classica, tragica e violenta, ma mette in scena la naturale tendenza dell'uomo alla fratellanza e alla gioia di vivere in relazione ad un’innaturale e insensata barbarie. Il ritrovamento di un pianoforte, un elemento così fuori contesto e lontano dalla vita di trincea, riporta gli uomini a provare sentimenti e a vivere dinamiche che sembravano dimenticate nella vita lontano dal fronte. Dietro ogni momento di gioia, dietro ogni sorriso la falce della guerra dondola invisibile pronta ad abbattersi in tutta la sua crudele assurdità. All’animazione viene affidato il difficile compito di rendere tutta la gamma di emozioni e suggestioni evocate dal bellissimo racconto (e poi dalla sceneggiatura) di Andrea Molesini, andando a suggerire con le immagini i moti interiori descritti nel testo. La tecnica della stopmotion, con la sua commistione di irreale e realistico, aiuta la trasmissione del tema drammatico, permettendo un fluttuare armonioso tra registri che vanno dal comico al tragico, attraverso una stilizzazione che rende il linguaggio diretto e conciso pur mantenendo la sua credibilità. Al disegno animato sono affidate le parti musicali che danno vita a sequenze liriche, popolate da una trasfigurazione della realtà intaccata da sogni e ricordi della vita prima della guerra, rappresentazione ideale di un flusso di coscienza collettivo che popola invisibile la trincea. Un lavoro ambizioso sia nei presupposti tecnici che negli intenti artistici, che ricerca nel cinema di animazione un linguaggio maturo e moderno.