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BFF 34 - Intervista a Cosimo Terlizzi


L'artista audiovisivo racconta l'esperienza della realizzazione di "Aurora, un Percorso di Creazione".


BFF 34 - Intervista a Cosimo Terlizzi
Una scena di "Aurora, un Percorso di Creazione"
Come è nata l'idea per la realizzazione di "Aurora"?
Cosimo Terlizzi: Durante una tappa della residenza di creazione avvenuta a Parigi, all’interno degli spazi del Centro Nazionale di Danza di Pantin, Alessandro Sciarroni mi aveva invitato a seguire quella fase del lavoro come osservatore e, se ne venissi ispirato, a realizzare un’opera che ne prendesse spunto. La sua ricerca era centrata su una vera partita di Goalball, sport praticato da atleti con disabilità visive. Nel seguire le fasi del lavoro e nel conoscere i giocatori, sono rimasto folgorato da un mondo verso il quale, per pudore, non avevo mai posato il mio sguardo. Confrontandomi con loro ho scoperto sfaccettature sorprendenti della visione.

Come ha collaborato alla realizzazione del documentario Alessandro Sciarroni?
Cosimo Terlizzi: Quando Alessandro ha visto la prima bozza del film, ha deciso di coinvolgermi pienamente presentando il progetto al concorso New Settings della Fondazione Hermès. La vincita del bando ha permesso che io lo seguissi in tutte le tappe. Mi ha accolto come un “giocatore” della sua stessa opera lungo tutto il percorso di creazione. Un giocatore a parte, ma completamente integrato. Con Alessandro è nata un’intesa perfetta in cui entrambi abbiamo lavorato a fondo sul progetto “Aurora” nelle nostre distinte mansioni.

Puoi parlarci un po' di più del goalball, sport di cui si parla solo nel momento delle paraolimpiadi?
Cosimo Terlizzi: Il Goalball è una pratica sportiva creata alla fine della seconda guerra mondiale per riabilitare i soldati feriti soprattutto per chi aveva problemi legati alla vista. Si tratta dell’unico sport creato per loro, non si tratta di una variante di altri sport, ma il goalball è il goalball come il tennis è il tennis.

Il tuo film non è solo la rappresentazione visiva della costruzione di uno spettacolo teatrale, ma anche il racconto di un gruppo di persone che entra a contatto con il mondo dei non vedenti. Ci puoi parlare di questo aspetto?
Cosimo Terlizzi: Nell’osservare i giocatori nella loro quotidianità, mi sono reso conto che il loro non vedere era proporzionale al loro ascoltare con più attenzione e a percepire il mondo con altre sfumature. Il mio vivere in un mondo visivo, il mio credo verso la bellezza che si guarda, crollava davanti a loro. Mi sono chiesto più volte cosa fosse davvero la bellezza, a cosa servisse conoscere il colore e i dettagli visivi del mondo… Per me è stato come ricominciare da zero e mettere in discussione il mio approccio con la vita e l’arte.
Se dapprima osservarli era un po’ come spiarli poi è diventata una forma di ricerca artistica e sentimentale.

Che difficoltà e come sei riuscito a conciliare la tua visione personale della storia con quella dei protagonisti, trasformandola in un film "sociale"?
Cosimo Terlizzi: Lo sport è diventato un veicolo. I giocatori che sul palco erano “performers”, dietro le quinte, nei corridoi, nei camerini, nelle cucine, nei parchi, erano persone da scoprire. Le problematiche della visione di ogni performer hanno man mano lasciato il posto a un nuovo paesaggio di forme e sensi, grazie ad Alessandro che ha portato i ragazzi verso la realizzazione di Aurora e che ha permesso ad un altro artista di seguirlo e di “rubare” quelle che erano poi altre declinazioni del suo processo di creazione. A differenza di altri miei lavori dove ho messo davanti me stesso, qui tutto era talmente forte e già ricco di emozioni e segni che dovevo solo fare attenzione ad esporli al meglio.

Per concludere, come ti rapporti nel tuo lavoro di artista audiovisivo con i video che realizzi?
Cosimo Terlizzi: Diventa sempre più difficile oggi realizzare opere in video che facciano quel salto in più dal resto bulimico, ingordo, bugiardo e vero, mondo dei video che si gettano nel web come cicche di sigarette a terra. Inquinamento pure quello. Quindi, prima di realizzare un’altra opera che sia in video o in fotografia mi chiedo se sia necessario aggiungere altro in questa marea.

27/05/2016, 12:30

Simone Pinchiorri