IL TRADUTTORE - Quanto costa un tradimento?
Sono tanti, anche troppi, gli elementi che
Massimo Natale dipana nel corso de "
Il traduttore", che vuole essere un noir ricco di passione erotica, tradimenti e rivelazioni. Al centro della storia un giovane studente rumeno vincitore di una borsa di studio all’Università italiana, che per arrotondare lavora in una pizzeria e in questura dove traduce le intercettazioni.
Il suo equilibrio viene smontato dall’incontro con Anna,
Claudia Gerini, una gallerista che ha ritrovato il diario del marito tedesco, scomparso da poco. Tra una traduzione e l’altra, il rapporto professionale si trasforma in una passione frenetica che porta il giovane ragazzo a un temporaneo entusiasmo vitale che si trasforma in una egoistica quiete.
La storia d’amore e il diario segreto da un lato e le indagini condotte da un'autoritaria
Anna Safroncik dall’altro, non riescono a trasmettere nello spettatore quel senso di appartenenza necessario per coinvolgere in modo credibile.
A poco serve la fotografia di
Daniele Ciprì, fin dalla prima scena infatti si avverte quell’impronta televisiva che avvicina "
Il Traduttore" a un poliziesco da prima serata. Se si apprezza l’impegno della Gerini nel concedersi a una passione travolgente, la sceneggiatura non aiuta a dare drammaticità alla complessa rete che si va a defilare. L’idea che ruota intorno al diario lascia presagire un grande potenziale narrativo, che però si perde tra scene sperimentali e una
Eva Grimaldi che rende il film di ben altro genere.
Un film fin troppo contenuto che non esplicita la propria idea su un livello di profondità adeguata e preferisce contornarsi di personaggi secondari, come la professoressa universitaria o il coinquilino del protagonista, che non riescono a caratterizzare fino in fino se stessi e la storia. Un film che gioca anche su una discutibile non professionalità dell’aspirante commissario, privando anche il finale di una soluzione adeguata.
25/05/2016, 17:28
Marta Leggio