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Note di regia de "Il nostro ultimo"


Note di regia de
Vivere un viaggio significa essere in grado di costruire una relazione tra un luogo e i suoi abitanti. Un film è la stessa cosa, un film cerca di creare un rapporto tra un immaginario, chi lo crea e chi lo vive.
Quest'ultimo si divide tra personaggio e spettatore. E quando queste due entità si iniziano a confondere, quando lo spettatore si sente personaggio, il gioco è fatto: si crea il cinema. Il Nostro Ultimo è un film che solo in superficie vuole essere un cosiddetto film di genere on the road, proprio perchè l'idea di viaggio non dev'essere limitata al viaggio in sé, ma anche alla riscoperta di un qualcosa, riscoperta che deve avvenire attraverso le persone e i legami che si hanno con esse. Tema centrale del film è, ovviamente, la morte.
Morte che è causa di cambiamento, capace di capovolgere la concezione della vita. E questo è ciò che accade all'interno di questo film: un continuo e netto capovolgimento delle cose.
L'accettazione della morte è una netta elaborazione del lutto, che passa attraversando varie fasi, dal rifiuto, alla rabbia, alla ricerca di un compromesso, alla depressione. Una serie di situazioni extra ordinarie che però contengono materiale umano ordinario. Ed è nell'ordinario che alla fine la morte viene re-interpretata. Oggettivamente, essa diventa motore in grado di inscenare cambiamento. E i due fratelli si ritrovano forse nella prima e unica condizione di far accadere questo cambiamento, a sentirsi liberi di relazionarsi con l'altro. Senza più compromessi. E da lì, la libertà nel vivere sé stessi.
Il Nostro Ultimo nasce dalla volontà, forse anche necessità, di creare un’opera autarchica, che si ponga al di fuori di tutti i sistemi e i salotti che attanagliano il nostro cinema. Il tentativo estremo, una prima e ultima possibilità, per produrre un’opera prima con il poco che è concesso ad una generazione giovanissima, precaria in un paese che sta invecchiando ma che non è disposto ad ammetterlo. La caratteristica principale di questa produzione è senz’altro l’incoscienza, che solo a vent’anni si può trovare ed avere, raccogliere pochi soldi e rischiare tutto, in un’operazione forse anche facile, perché guidata principalmente dall’istinto, come per Fabrizio e Guglielmo, i protagonisti del folle viaggio raccontato nel film.

Ludovico Di Martino