VENEZIA 73 - Alla Mostra il progetto "Belligerent Eyes | Japan
1984 - 7 Betacam Tapes” di Michelangelo ed Enrica Antonioni
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Belligerent Eyes | 5K Confinement", un progetto di ricerca sulla produzione contemporanea di immagini accolto negli spazi di Ca’ Corner della Regina, sede della Fondazione Prada a Venezia, presenta “
Japan 1984 - 7 Betacam Tapes” e la fase conclusiva New Never (Intra / Extra Moenia), dal 2 al 11 settembre 2016.
Ideato da Luigi Alberto Cippini e Giovanni Fantoni Modena e curato da Stefano Francia di Celle e Marzia Marzorati, in stretta collaborazione con Enrica Fico Antonioni, “
Japan 1984 - 7 Betacam Tapes” riunisce materiali video inediti realizzati da Michelangelo ed Enrica Antonioni. Si tratta di una serie di documentari, girati dalla coppia di registi in diverse località giapponesi negli anni Ottanta, che raccontano le trasformazioni delle realtà sociali in corso sul territorio nipponico attraverso l’uso sperimentale di nuove tecnologie filmiche. Venerdì 2 settembre dalle ore 11.30 alle 13 sarà organizzata negli spazi di Ca’ Corner della Regina una proiezione pubblica dei filmati, introdotti da Enrica Fico Antonioni e Stefano Francia di Celle. L’ingresso è gratuito. Fino al 2 settembre 2016 i video saranno visibili anche sul sito web di “
Belligerent Eyes” (
www.belligerenteyes.com) in un’apposita piattaforma di streaming.
Il progetto è nato dall’interesse suscitato dalla visione di un’intervista televisiva rilasciata da Michelangelo Antonioni a Gian Luigi Rondi nel 1985, nel corso della quale il regista fa riferimento a una visita a scopo di ricerca nella fabbrica di telecamere Sony. Antonioni ritorna in una fabbrica dopo "
Deserto Rosso" (1964) e si ritrova in un ambiente industriale completamente rinnovato e irriconoscibile. Il rapporto duale tra la produzione di tecnologie visuali e gli spazi industriali che ne celano le linee di fabbricazione, rappresenta il fulcro di una ricerca volta ad approfondire il confronto tra il regista e lo sviluppo tecnologico.
Il materiale che verrà mostrato consiste in sette cassette betacam. Durante il loro pernottamento al Grand Prince Hotel Akasaka, disegnato da Kenzo Tange, Michelangelo ed Enrica Antonioni ricevono, infatti, un nuovo modello di telecamera: la betacam. L’inedito formato elettronico registra la sintesi tra le percezioni dei registi e la realtà sociale e urbana del Giappone. La capitale Tokyo, non certo vergine a uno sguardo cinematografico testimoniato da film come "
Tokyo Ga" (1985) di Wim Wenders e "
Sans Soleil" (1983) di Chris Marker, viene ripresa e mostrata attraverso una nuova fonte di interesse. È il materiale stesso, girato in maniera spontanea e informale, a diventare l’oggetto di un documentario dal titolo Un viaggio in Giappone, ridotto poi a "
Un po’ di Giappone" (1990), a causa dei tagli richiesti dalla produzione.
La trasmissione delle sette cassette betacam è intesa come mezzo di incontro e confronto con la contemporaneità. Un’opera legata ai momenti privati e alle ricerche sperimentali di Michelangelo ed Enrica Antonioni non può essere analizzata in modo didascalico. “
Japan 1984 - 7 Betacam Tapes” dimostra come si possa prendere parte a un dialogo con un regista al di là delle tradizionali forme di fruizione cinematografica. I sette filmati saranno accompagnati dal montaggio finale di Un viaggio in Giappone e la sua versione ridotta Un po’ di Giappone.
Durante il loro viaggio l’attenzione dei registi è principalmente focalizzata sul confronto tra i momenti identitari e liberi della nuova generazione in contrasto con lo stretto e rigido controllo delle realtà ufficiali. Le sottoculture, le influenze giovanili legate al rockabilly e al punk, la forte assuefazione causata da strategie di marketing sempre più martellanti e i punti di ritrovo caratterizzati da giochi come il pachinko sono ripresi e analizzati dalla coppia di registi. Il viaggio si trasforma, quindi, in un momento di vivace ricerca etnografica, relegando l’ansia sperimentale e tecnologica dei registi nelle brevi e inedite inquadrature all’interno della fabbrica Sony. Durante la visita alla multinazionale l’ambiente di produzione viene ripreso asetticamente. Uno spazio illuminato da una serie di neon è popolato da operai specializzati in capi di lavoro neutri e neutrali che adempiono alle loro mansioni con precisione chirurgica, circondati da schermi e apparecchiature elettroniche, istantaneamente trasformati in modelli e strumenti di influenza estetica.
L’architettura completamente priva di elementi identificativi, organizzata secondo rigidi schemi di lavoro e illuminata a giorno come negli uffici contemporanei dominati da schermi televisivi, rappresenta forse una porzione del futuro sociale e politico che Antonioni si domandava come documentare. Come realizzare, infatti, un film in un momento in cui produzione e sviluppo tecnologico riducevano drasticamente i rapporti interpersonali, come esprimere la necessità di tradurre una sensazione sintetica e non-umana su pellicola?
In concomitanza con la
73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dal 2 al 11 settembre durante la Fase Sei New Never (Intra / Extra Moenia), “
Belligerent Eyes” promuoverà un esperimento visivo che si collocherà oltre i paradigmi tradizionali. Questa sperimentazione espliciterà l’idea di unire all’interno di un singolo prodotto strutture e discipline tradizionalmente estranee al discorso cinematografico. Negli spazi di Ca’ Corner della Regina saranno realizzate tre produzioni legate al tema dell’invisibilità: una trasmissione radio, una trasmissione televisiva analoga a un talkshow politico e una sperimentazione sul futuro della visione. Le registrazioni che coinvolgeranno i partecipanti di “
Belligerent Eyes”, professionisti e ospiti esterni saranno accessibili al pubblico attraverso il
sito web del progetto.
29/08/2016, 14:23