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VENEZIA 73 - "The Young Pope", c'è un nuovo Papa in città


La serie scritta e diretta da Paolo Sorrentino e interpretata da Jude Law, mostra un protagonista tanto disturbante quanto affascinante.


VENEZIA 73 -
È un Santo Padre iracondo, che dai suoi figli non si aspetta adulazione nè chiede loro di pregare per lui. Che non utilizza parole d'amore, ma di ammonimento e giudizio. Perché l'umanità intera, così come la Chiesa, è colpevole di aver commesso un'errata parallasse, spostando l'attenzione su se stessa e dimenticando di volgere ogni suo singolo pensiero quotidiano al Signore.

Le prime due delle otto puntate di "The Young Pope" sono sufficienti a mostrare l'identità di un personaggio che potrà essere adorato o profondamente detestato, ma che certamente non potrà lasciare indifferenti. Il quarantasettenne Papa americano disegnato da Paolo Sorrentino rispecchia le caratteristiche richieste ad un degno protagonista della serialità moderna, un antieroe che sappia inchiodare lo spettatore alla poltrona, facendogli desiderare di averne ancora e ancora.

Spiazzante e difficile da inquadrare, il giovane Pio XIII sogna in modo luminoso e progressista, ma agisce in maniera oscura e conservatrice. E proprio quando sembra sul punto di mostrare carità e misericordia, aggredisce il malcapitato interlocutore con una carica di tagliente cinismo.

A differenza del debole e confuso Papa raccontato da Moretti, a Jude Law spetta il compito di vestire i panni di una moderna icona rock, di quelle che per far presa sulla gente non hanno bisogno di comparire in tv o stampati su un accendino, ma che urlano nelle orecchie del mondo con la carica emotiva di un predicatore americano e la precisione verbale di un candidato Premier in campagna elettorale.

Attorno a lui, in un ambiente fatto di giochi politici e interessi economici, muovono i primi passi due personaggi che si preannunciano poter diventare dei cult. Una è Suor Mary, una ritrovata Diane Keaton nel ruolo di una donna astuta che ha cresciuto il piccolo Lenny fino a vederlo diventare Pontefice, e forse l'unica a conoscere i punti deboli di un uomo apparentemente invulnereabile. L'altro è il Cardinal Voiello, un Silvio Orlando cui Sorrentino cuce addosso un abito perfetto che ne esalta la doppia anima drammatica e farsesca, fedele sì al suo Dio, ma completamente devoto ad un'altra Trinità, quella che recita Hamsik-Insigne-Higuain.

"The Young Pope" presenta insomma tutti i pregi e i difetti che hanno fatto grande Paolo Sorrentino, regista geniale ma talvolta eccessivamente manierista, che mescola trovate narrative esteticamente affascinanti ad altre che sembrano fine e a se stesse. Ma soprattutto un autore di carattere, che mantiene salda una precisa idea di cinema e procede sulla sua strada noncurante di qualsiasi giudizio esterno. Proprio come fa il suo Pio XIII. C'è un nuovo Papa in città. E questo è solo l'inizio.

03/09/2016, 13:02

Antonio Capellupo