MANCANZA - PURGATORIO - Incertezza e non sapere
I toni scuri del bianco e nero, l’incertezza e il non sapere. Tutto questo è ciò che caratterizza "
Mancanza-Purgatorio", il secondo capitolo della trilogia “Mancanza” di
Stefano Odoardi, che come le tre cantiche della Divina Commedia dantesca ripercorre Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Il Purgatorio è rappresentato da una nave in mezzo al mare (che meglio esprime il vuoto e la solitudine), diretta verso l’ignoto che trasporta con sé un angelo, interpretato da
Angélique Cavallari, figura chiave del film, ed altre 17 “anime” (impersonate dagli abitanti del quartiere periferico di Cagliari, Sant'Elia).
Anime comuni, persone di tutti i giorni, da un cieco, fino ad arrivare ad una madre che non accetta la separazione di un figlio. Tutte insieme cercano di capire, nel loro girare in tondo, il perché si trovano su una nave senza sapere assolutamente nulla e dove sono diretti. Man mano però che si ragiona, si riflette e ci si conosce, riaffiorano i ricordi, la consapevolezza ed ecco che spunta fuori l’istinto umano della sopravvivenza. È un costante climax di emozioni, da uno sconforto iniziale, dal mea culpa e dalla paura di aver fatto qualche torto, si arriva alla voglia di redimersi.
Ci si vuole salvare, e proprio sulla base di questo desiderio ognuno si lascia andare ai propri istinti, lentamente dall’unione prevale l’individuo, pronto a mettere da parte tutto e tutti pur di arrivare al suo obiettivo, anche senza sapere se e quando si potrà raggiungere.
Eppure a smussare questo istinto di rabbia e forza, c’è quell’angelo che comprende l’essenza stessa dell’uomo. Non la rabbia, non l’odio, ma il semplice amore che scaturisce anche da quel piccolo ricordo della vita passata, che con i suoi modi dolci e le movenze eleganti lascia intendere che in fondo, verso la fine di questo viaggio ci potrà essere un barlume di gioia.
Alfredo Toriello24/10/2016, 12:00