FESTA DI ROMA 11 - "Maria per Roma"
In città ci si arrangia per sopravvivere, certo un conto è partire da Ostia tutte le mattine fare la barista dopo due ore di viaggio, un altro è vivere nell'attichetto del centro storico di Roma, provare a fare l'attrice e consegnare appartamenti agli affittuari.
In
Maria per Roma la protagonista e il suo cane, a bordo della morettiana vespa, sempre in affanno sui tempi, non per il proverbiale traffico ma per una congenita predisposizione alla perdita di tempo. Maria si crea da sola problemi per animare una vita che solo in apparenza è interessante ma che, come il film, fa del grigio il colore dominante.
Forse l'idea produttiva è stata quella di seguire il filone della donna tutto fare, autrice/regista/interprete, con il plot che assomiglia a "
N-capace" di
Eleonora Danco, prosciugato di ogni traccia di poesia e talento.
Il racconto dell'io è sempre al centro della situazione, proposto con poca ironia e aggravato, come detto, da una assoluta normalità delle vicende. A Roma, di attrici che non riescono a sfondare, ce ne sono migliaia; dopo un po', persa la speranza, cominciano ad arrangiarsi con lavori occasionali, perdendo progressivamente la speranza di cogliere l'occasione della vita. E allora avanti con le pratiche orientali, con corsi di recitazione nei teatrini off, video di "amici" registi, provini per film impossibili.
Karen Di Porto racconta se stessa ma modificata, un po' come vorrebbe essere, un po' come avrebbe potuto, senza però cogliere l'essenza di una situazione, utile per comunicare qualcosa e dare il senso giusto al film.
"
Maria per Roma" rimane appesantito anche dall'uso di attori non professionisti, probabilmente amici, che funzionano nell'immaginario personale ma non nell'economia di un film che era stato annunciato dal direttore Antonio Monda sorprendente come lo era stato lo scorso anno "Lo Chiamavano Jeeg Robot"...
19/10/2016, 11:31
Stefano Amadio