REGGIO FILM FESTIVAL - Cinebus, attraverso cinema e teatro
Un festival che ha creato una via di collegamento tra l’arte performativa e la “settima arte” del cinema tramite la collaborazione con il
Teatro dell’Orsa. Al centro dell’iniziativa la questione della chiusura delle sale di proiezione tradizionali in centro città: a dar voce a tutto questo il viaggio del
CineBus, che il 13 e 14 novembre farà tappa presso i cinema ormai in disuso. Il direttore del Festival,
Alessandro Scillitani, e gli organizzatori del
CineBus,
Monica Morini e Bernardino Bonzani.
Riguardo alla collaborazione col Teatro dell’Orsa, perché si è optato per questo “insolito” connubio tra cinema e teatro?
Per
Alessandro Scillitani "Il cinema è la settima arte, e in un certo senso include tutte le altre. Da sempre quindi il Reggio Film Festival ha permesso la contaminazione di altre forme artistiche, quali la danza, la musica dal vivo, la performance teatrale. Nel caso specifico poi, ci pareva che l'alta qualità della compagnia del
Teatro dell'Orsa permettesse di trattare un tema così forte come quello della memoria dei cinema nel modo giusto, unendo ironia, semplicità, drammaticità e leggerezza, come solo il teatro può fare".
Pensa che il respiro internazionale conferito al festival possa favorire una più ampia sensibilizzazione riguardo al problema della dilagante scomparsa delle sale di proiezione a Reggio Emilia?
"La scomparsa delle sale a Reggio Emilia purtroppo è legata a una serie di circostanze anche peculiari della città, che hanno portato alla situazione odierna. Vedo difficile un cambio di direzione, in tempi di crisi, non è certo facile trovare le risorse per aprire in centro storico nuove sale. Tuttavia, la nuova legge del cinema e certamente iniziative come la nostra possano servire a aprire spiragli circa la creazione di nuove opportunità".
Quanto spazio è previsto per le nuove proposte di cortometraggi interazionali?
"Il nostro è un festival sempre più vocato all'internazionalità. Non è una manifestazione per addetti ai lavori, si rivolge soprattutto al pubblico, che viene a godere dei corti, di qualità altissima, selezionati con cura dallo staff del festival fra i tantissimi arrivati. Per cui la maggior parte delle opere proposte è internazionale, poche sono le opere italiane". prosegue il direttore del Festival
Sembra che il percorso del CineBus darà un tocco di originalità al Festival rendendolo itinerante per il territorio cittadino, com’è nata l’idea del viaggio?
Secondo gli ideatori e curatori di Cinebus "L’idea si è delineata sulla proposta che ci è arrivata dall’organizzazione di Reggio Film Festival, Alessandro Scillitani, Marco Montanari, Paolo Ferraroni e Luca Pignatti. Fa parte anche della nostra poetica artistica realizzare spettacoli e costruire drammaturgie fuori dai teatri, calate nei luoghi e negli scenari più congeniali a trasmettere il senso delle storie. Il teatro come il cinema abita la vita, la tradisce per renderla vera. Il Cinebus è quindi un doppio viaggio nel tempo e nello spazio. Gli spettatori sono chiamati a partecipare, a ripercorrere un serbatoio di memorie personali che si intrecciano con la memoria collettiva. Uscire di casa e andare al cinema era anche abitare lo spazio fisico di una città che brulicava un tempo di sale cinematografiche, veri gioielli frequentati da tutta la gente.
Il progetto di fissare ogni tappa in corrispondenza dei cinema ormai scomparsi è una forma di protesta contro la chiusura delle sale di proiezione?
"Noi ci mettiamo in viaggio per farci buone domande. Ogni volta che vogliamo capire di più occorre lasciare i nostri languidi divani e rendersi disponibili alla ricerca e all’ascolto, di ciò che c’è e ciò che è stato. Per realizzare il Cinebus abbiamo fatto centinaia di domande alle persone. Si è scoperchiata l’immagine di una città viva e appassionata che al cinema si svagava e pensava. Non diciamo nulla di nuovo, oggi si moltiplicano happy hour e centri commerciali. Certo, fermarsi davanti a un cinema chiuso è un atto forte, segna lo spazio, bussa a una porta dell’immaginazione, evoca un tempo che è passato. Ma è anche uno stimolo per orientarsi nel presente. Sottolinea la necessità di avere ancora luoghi come quelli".
Da questa iniziativa potranno nascere idee di rinnovamento e rinascita per il Cinema a Reggio Emilia?
"Ce lo auguriamo. L’attenzione e la curiosità che ha suscitato il
Cinebus manifesta un chiaro desiderio di cinema in città, soprattutto nel centro storico.
Le nuove tecnologie, la nuova economia, ci spinge ad abbassare la testa su piccoli schermi che ci isolano dagli altri. Il Cinema ci fa alzare la testa, insieme ad altri, e ci racconta la vita. Abbiamo ancora bisogno di riti collettivi e il Cinebus lo è. E’ una disobbedienza, una festa, un ponte. Un invito per una nuova rinascita".
07/11/2016, 08:50
Chiara Di Berardino