Un collegio esclusivo e prestigioso, un edificio enorme, austero e isolato, alunni costretti a frequentarlo da famiglie tutte uguali: ricche, potenti, disinteressate a loro, influenti, spietate. Chi ce la farà tra i ragazzi dovrà in un (prossimo) futuro comandare il mondo, chi non avrà la stoffa soccomberà, senza troppi rimpianti.
"
I figli della notte" è il lungometraggio d'esordio nella fiction di
Andrea De Sica, un racconto di formazione che sconfina nel cinema di genere per diventare (o tentare di farlo) un ritratto spietato della classe dirigente (in senso molto 'alto') italiana e internazionale. Non si diventa qualcuno che conta in questo mondo se non si è disposti a soggiogare i più deboli.
Giulio viene messo in collegio dopo una bravata e conseguente punizione, la madre vedova e giovane imprenditrice teme possa arrivare impreparato al momento in cui sarà lui a dover comandare. Edoardo è invece parcheggiato lì da genitori "che non avrebbero dovuto fare figli". Diventeranno amici e complici, finché sarà possibile. Troveranno la via per evadere da quella prigione (ma non sarà vera libertà), reagiranno diversamente al loro destino.
Ci sono probabilmente troppe cose in questo film, dal bullismo ai fantasmi, passando per la depravazione del potere e la prostituzione giovanile, da squarci thriller-horror a musiche vintage ("
Ti sento" dei Matia Bazar diventa leitmotiv). Troppe cose che rendono difficile inquadrare il lavoro in una categoria (cosa probabilmente voluta dall'autore) ma anche arduo tenere il passo di una narrazione che troppo spesso muta e spiazza, rendendo alieno il percorso e impossibile una vera empatia.
Bello il lavoro sulle musiche, realizzate dallo stesso regista dopo la scomparsa del padre Manuel, grande compositore e autore inizialmente designato, per un buon esordio che lascia prevedere un interessante futuro ma che sembra avere gli stessi problemi dei suoi protagonisti sedicenni: non avere ancora chiaro cosa si vuole essere.
22/11/2016, 13:29
Carlo Griseri