LA STOFFA DEI SOGNI - William ed Eduardo insieme all'Asinara
Maneggiare
Shakespeare o Eduardo De Filippo sembra facile, dà la sensazione di stare già un passo avanti rispetto alla sceneggiatura e all'ambientazione, ai dialoghi e al sottotesto, ai personaggi e alla messa in scena. Ma può capitare anche che il vantaggio si trasformi in un limite perché, come ne "
La Stoffa dei Sogni" lo sviluppo cinematografico avrebbe bisogno di qualcosa in più.
L'operazione è pregevole, col tentativo di dare spazio e lustro a due testi teatrali come
La tempesta e
L'Arte della Commedia di Eduardo, rivisitati, alleggeriti e integrati per una versione cinematografica ambientata sull'isola dell'
Asinara dove, al naufragio si mischia la ricerca di spazi per mettere in scena il proprio spettacolo.
Nel film teatro e cinema si fondono senza mai andare a toccare però il meglio di entrambi, lasciando che le qualità di ognuno rimangano non del tutto espresse. Una compagnia e uno spettacolo così così, in una sceneggiatura con qualche forzatura e qualche leggerezza, con situazioni e personaggi non del tutto riusciti, spesso frutto di cliché (la storia d'amore tra la figlia del direttore e il latitante) che portano a galla i limiti di entrambe le arti.
Gli attori dividono l'interpretazione tra teatrale e cinematografica, riuscendo meglio nella seconda perché, come spesso accade, quando si fa teatro al cinema automaticamente (altro cliché) l'attore diventa trombone, andando a riempire la scena di movimenti (la corsa sulla spiaggia di Rubini all'inizio) ed espressioni che, se stesse veramente su un palcoscenico dal vivo, non si sognerebbe di fare mai. Il grande schermo poi amplifica tutto ai limiti del fastidio, rendendo ancora più dilettantesca una compagnia che si spaccia per esperta e navigata.
Sergio Rubini divide così in due la sua interpretazione, mentre
Ennio Fantastichini è più misurato nel movimento e meno in quelle espressioni del volto che rendono il suo personaggio un po' monocorde.
Della misura fa buon uso
Renato Carpentieri che non cade nella trappola "teatro al cinema" e la giovane
Gaïa Bellugi, che cerca di non esagerare con espressioni e toni raggiungendo l'obiettivo del personaggio: portare a termine e dare un senso alla sua non originalissima vicenda.
Nel contesto, "
La Stoffa dei Sogni", sembra un'operazione che, se vista sotto la luce della passione, ha una sua valenza assoluta, con l'impegno e la sincerità che riescono a portare il film su un piano apprezzabile.
23/11/2016, 09:48
Stefano Amadio