L’AMORE RUBATO - Il film di Irish Braschi da Dacia Maraini
"
L’amore rubato" di Irish Braschi liberamente ispirato all’omonimo romanzo di
Dacia Maraini che, come racconta il regista, “È nato su un aereo diretto a Bordeaux dove presentavo insieme a Dacia un documentario sulla sua vita. Ci abbiamo messo il cuore nel realizzare questo film” aggiunge Braschi “e se siamo riusciti a sensibilizzare, stimolare o anche spingere una donna a prendere coscienza e a denunciare quello che le succede penso che siamo riusciti a fare il nostro dovere, il cinema è anche questo”
Cinque le storie che s’intrecciano, dove le protagoniste sono donne, diverse per età, per rango, ma accomunate dallo stesso male: la violenza subita.
La prima storia è quella di Marina (
Stefania Rocca) che, accompagnata dal marito Luigi (
Alessandro Preziosi) e dal figlio Giacomo, viene trasportata d’urgenza all’ospedale per un braccio rotto a causa di una brutta caduta come sostiene il coniuge. Una famiglia che vista da fuori sembra perfetta, ma che all’interno nasconde violenze e maltrattamenti che inevitabilmente si ripercuotono anche sul piccolo.
La seconda è Alessandra (
Elisabetta Mirra), una giovane liceale che dopo essere stata abusata da un gruppo di ragazzi della stessa scuola viene ricattata tramite i video fatti con lo smartphone.
La terza racconta di Gesuino (
Massimo Poggio) e Angela (
Elena Sofia Ricci), un incontro fortuito sulla spiaggia fa scoccare la scintilla. I gesti romantici dell’uomo, come una rosa sulla macchina, dopo poco però si tramutano in scatti di ira e gelosia di fronte ad una compagna che ritiene superiore a lui.
Le ultime due ragazze Alessandra (
Chiara Mastalli) ed Anna (
Gabriella Pession), età simile, ma di diversa estrazione sociale. La prima violentata dal suo Padrone (
Antonello Fassari) viene costretta al silenzio per non perdere il suo posto di lavoro alla piscina. La seconda invece è un’attrice che subisce non solo la violenza fisica del suo ragazzo, una famosa rockstar (
Francesco Montanari), ma anche quella psicologica arrivando ad annullarsi completamente e ad abbandonare la cosa che più le piace, il teatro.
Sessanta minuti forti, intensi, veloci ma incisivi che lasciano dentro lo spettatore un senso di angoscia e di smarrimento. Il messaggio del film arriva forte, sensibilizza su quanto questo male possa attaccare le persone più impensabili senza fare alcuna distinzione, tra poveri, ricchi, deboli o forti. tutte potenziali vittime della violenza di genere.
Fanno rabbrividire i dati Istat e questo non è passato inosservato alla scrittrice
Maraini “nel mio libro volevo cercare di vedere la violenza dall’interno, capire come nasce. Non credo che tutti gli uomini siano carnefici e tutte le donne vittime, ma credo in un fatto storico, partendo dall’ antichità, che alcuni uomini identifichino la loro virilità con il possesso e quando questo viene messo in discussione è allora che succede il finimondo”.
Per
Elena Sofia Ricci “È compito della società, quindi nostro: delle mamme, dei papà, delle scuole, delle istituzioni, della burocrazia, che deve snellirsi, deve velocizzarsi, affinché le denunce non passino da una scrivania ad un'altra per magari mesi, mesi e mesi finché è troppo tardi”
28/11/2016, 11:00
Alfredo Toriello