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FUGA DA REUMA PARK - Il riso è poco e amaro


Aldo, Giovanni e Giacomo arrivano con il loro film per le feste. Atmosfera triste e distratta per qualcosa che dovrebbe riassumere la carriera di un trio che divertiva


FUGA DA REUMA PARK - Il riso è poco e amaro
Un momento di "Fuga da Reuma Park"
È un film che colpisce questo di Aldo Giovanni e Giacomo. Colpisce e mette tristezza per la sua capacità di non riuscire a strappare neanche una risata, mostrandosi infine come un film drammatico.

Dopo oltre 25 anni di carriera costruita insieme tra televisione, teatro e cinema, il trio milanese prova a riassumere, attraverso questo film, il meglio di una vita. Il contenitore scelto però, non funziona affatto, è pensato e scritto in modo superficiale quasi dilettantesco capace però di riservare qualche momento che sconvolge; senza alcun motivo legato alla storia infatti, ex abrupto, lo spettatore è costretto a seguire degli inserti tagliati, con la mano pesante, da alcuni spettacoli teatrali del trio che ripropongono i vecchi sketch datati anni 90. Minuti e minuti di film, per carità molto più divertenti del resto di "Fuga da Reuma Park", che vengono riproposti allo spettatore fuori da ogni contesto, in una sorta di patchwork raffazzonato che riflettendo, dopo qualche istante di simpatico amarcord, finisce per risultare di una tristezza che stringe lo stomaco, un po' perché ci ricorda le nostre risate di venti anni fa, un po' perché mostra qualcosa che forse è finito e una parabola che si è chiusa, spegnendosi come le luci della ribalta.

Aldo Giovanni e Giacomo non fanno più ridere. Devono ricorrere ai loro cavalli di battaglia senza minimamente curare la forma e il contenuto del nuovo film, un inutile pretesto per spolverare qualcosa che funzionava. Se le idee mancano si abbia la modestia di affidarsi a qualche sceneggiatore emergente, a un regista che non mette solo in scena, a una voglia di fare cinema che altri mostrano con evidenza e che giustifica il prezzo di un biglietto. Per "Fuga da Reuma Park" prezzo di sicuro esagerato perché gran parte del film non è altro che materiale di repertorio inserito senza troppo preoccuparsi di avvisare il pubblico.

13/12/2016, 19:47

Stefano Amadio