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I DELITTI DEL BARLUME - Intervista a Roan Johnson


Il 9 e il 16 gennaio approdano su Sky Cinema Uno i nuovi episodi della serie tv tratta dai racconti di Marco Malvaldi. Abbiamo intervistato il regista.


I DELITTI DEL BARLUME - Intervista a Roan Johnson
Dopo il successo delle prime tre stagioni, il 9 e il 16 gennaio approdano su Sky Cinema Uno i nuovi episodi de "I delitti del BarLume", la serie tv tratta dai racconti di Marco Malvaldi, interpretata da Filippo Timi, Lucia Mascino, Enrica Guidi e dalla "banda" di arzilli e simpatici vecchini.

Il regista Roan Johnson ha raccontato a Cinemaitaliano cosa si cela dietro all'adattamento dei racconti per il piccolo schermo, anticipando le novità presenti in "Aria di mare" e "La loggia del Cinghiale".

Partiamo dal lavoro di adattamento dei romanzi di Malvaldi per il piccolo schermo. Quali sono state le sfide più ardue?
In realtà sono entrato in corsa, dopo che erano già state apportate delle modifiche dalla produzione e dallo stesso Marco. L'ispettore Fusco, ad esempio, nei romanzi era un uomo un po scemo, ma data la predominanza maschile avevano pensato di trasformarlo in una donna. Questo però comporta che mentre nei romanzi i vecchini e Massimo devono indagare per supplire al fatto che Fusco non arriva a trovare le soluzioni, qui si ritrovano ad avere a che fare con una donna molto forte, indipendente, sotto certi aspetti glaciale, sotto altri molto scafata. Fin dall'inizio si è sempre trattato di un adattamento non lineare, e quindi non facilissimo. A stravolgere i piani arrivò poi la morte di Carlo Monni. Fosse stato un attore anonimo si sarebbe potuto trovare qualcun altro per il personaggio di Ampelio, ma con un attore importante come il Monni, che lo impersonificava perfettamente, sarebbe stata un'offesa al personaggio, alla memoria di Carlo e all'eventuale nuovo arrivato. Figurati che Malvaldi è talmente legato a quel personaggio che nella sua e-mail appare il nome “Ampelio”. E poi c'è la questione dell'ironia. Quello che ripete sempre Marco è che la gente legge i suoi romanzi non tanto per il giallo ma per il tocco ironico delle battute e i momenti di comicità. In ogni dialogo e nelle descrizioni c'è un motto di spirito, uno stile che trovo fantastico, ma che per la messa in scena non sempre va bene. In questo caso devi creare delle situazioni capaci di valorizzare la comicità, così se Marco trova situazioni divertenti e poi ci costruisce il giallo, noi avevamo la necessità di partire dal giallo e costruirci attorno il divertimento. Insomma, diciamo che l'universo narrativo è comune, i personaggi anche, ma l'adattamento non è pedissequo.

Come si raggiunge l'equilibrio tra il mettere in scena dei racconti autoconclusivi e il far evolvere i personaggi nel tempo?
Penso che il dare un po di orizzontalità alla storia, nonostante non si trattasse di qualcosa come “Breaking Bad” o “Gomorra”, nascesse da un'esigenza. Si poteva fare una cosa “old school” come “La signora in giallo” o il “Tenente Colombo”, in cui i personaggi non mutano mai e hai solo il giallo. Ma essendo le puntate de “I delitti del Bar Lume” pensate come film da novanta minuti, e venendo noi sceneggiatori da una generazione che si è formata nella scrittura guardando la nuova serialità americana, abbiamo pensato che l'orizzontalità potesse essere un bene, mantenendo comunque il meccanismo dell'autoconclusività che solo il giallo come genere ti può dare. Tranne in “Azione e reazione”, un po legata al precedente “Il telefono senza fili”, tutte le altre puntate sono realizzate in maniera tale che si possano vedere senza tenere conto di ciò che è avvenuto prima. Trattandosi di un giallo, a differenza di un “Game of Thrones” di cui è difficile che ti venga voglia di riguardare una puntata qualsiasi di una specifica serie, se accendi la tv e ne trovi una del Bar Lume magari non cambi canale. Un altro elemento introdotto per volere di Sky è lo scherzo dei vecchini, anche quello autoconclusivo, così alla fine i margini dell'orizzontalità sono sempre limitati a Massimo, la Fusco e la Tizi.

E da scrittore, ne "La loggia del Cinghiale" Malvaldi diventerà addirittura attore...
Con Marco ne parlavamo già da un po di tempo, e visto che su queste due puntate abbiamo lavorato ancora a più a stretto contatto, alla fine abbiamo deciso che era arrivato il momento di farlo apparire. All'inizio si pensava ad “Aria di mare”, ma in quei giorni aveva avuto dei problemi, quindi lo abbiamo inserito nel finale de “La loggia del Cinghiale” con un divertente siparietto con la Tizi da cui prende ordini e rimproveri. E' stato molto bravo a recitare, chissà che magari non lo rivedremo...

Gli amanti dei romanzi noteranno di certo il cambio di titoli, da "Aria di montagna" ad "Aria di mare" e da "Il Capodanno del Cinghiale" a "La loggia del Cinghiale". Mutano solo i titoli o anche l'intreccio narrativo?
Il racconto “Aria di montagna” si svolgeva tutto al telefono, con i vecchini in vacanza e Massimo rimasto a Pineta, e chiaramente non poteva andare bene per un episodio in tv perché sarebbe mancata l'interazione tra i personaggi. Abbiamo pensato di ambientarlo sul mare e quindi di cambiargli il titolo. Idem per “Il Capodanno del cinghiale”, che non sarebbe propriamente un episodio del Bar Lume, perché anche se c'è Massimo, mancano sia i vecchini che il bar, ma c'era una struttura molto interessante perché il giallo si svolge in diciotto/venti ore e ci sono diversi flashback. La location dove rimangono i monaci è il Battistero di Pisa, ma girando tra giugno e luglio e cercando di mantenere le due puntate unite temporalmente, non si potevano far passare sei mesi. Non potendo più essere il Capodanno gli abbiamo dato il titolo della “loggia” raccontata, e il Battistero è diventata un'isola disabitata “l'isola dei gabbiani”, che in realtà è Pianosa.

Autore pisano, regista pisano, cast per buona parte pisano, ma protagonista perugino. Dopo averlo diretto in sei episodi, che livello di pisanità pensi abbia assunto Filippo Timi?
Mi ricordo sempre cosa diceva Curzio Malaparte in “Maledetti toscani”, ovvero che gli unici amici dei toscani sono gli umbri, e forse non è un caso che Timi sia umbro. Ci sono le volte che l'accento gli casca, ma stando in mezzo a noi migliora sempre di più. Anche se la Pineta immaginata da Malvaldi è in realtà Tirrenia/Marina di Pisa, cerchiamo di far prevalere una più generica toscanità tirrenica, come la Guidi che è di Rosignano, Paganelli di Cecina, Davini di Pisa e Marziali di Livorno. Le piccole differenze le riconosciamo solo noi toscani.

Nei nuovi episodi ci sono due new entries, Piera Degli Esposti e Mara Maionchi, che vanno ad avvalorare un cast già di per se importante...
Piera Degli Esposti era già un po che ci sarebbe piaciuto inserirla nella serie, perché ha la fissa per la figura del detective, una cosa che le piacerebbe fare per davvero nella vita. Non potevamo darle quel ruolo ma visto che in queste puntate Massimo è un po in crisi, le abbiamo affidato il personaggio di una psichiatra un po sui generis, Il duetto Degli Esposti/Timi che ne viene fuori è davvero molto divertente. Mara Maionchi andava sempre dai capi Sky a dire loro quanto le piacciono le puntate del Bar Lume, così tanto che abbiamo pensato di proporle un cameo. Non ti dico gli impegni, aveva un singolo giorno disponibile su due mesi, ma cambiando il piano di lavorazione siamo riusciti a farla entrare ed è stata una bomba. E' una persona molto genuina e anche sul set è stata molto brava ad interpretare la parrucchiera di Pineta che, come tutti, mazzola Massimo. Ma essere mazzolati da Mara Maionchi è un bel carico da undici. C'è poi un'ulteriore new entry, il Commissario Tassone interpretato da Michele Di Mauro, bravissimo attore di teatro con cui avevo già lavorato ne “I primi della lista” e che volevo anche qui. Nel Bar Lume fa un personaggio un po indolente che pensa più a mangiare il gelato che ad indagare, e che sono convinto che piacerà molto.

09/01/2017, 07:15

Antonio Capellupo