Note di regia di "Valentin - Figlio d'Europa"
Sono passati ormai undici anni da quell'estate in cui decisi di andare in Romania. Giovane, con tanta voglia di fare ma senza un soldo, avevo trovato un lavoro come proiezionista a Bologna, dove abitavo. Lavoravo di sera, dunque avevo tanto tempo libero e lo passavo a zonzo per la città. In uno dei giardini di Bologna, amaro rinfresco dei pomeriggi di agosto, ho incontrato alcuni ragazzini, soli e liberi di andare dove volevano. Mi hanno raccontato la loro storia, mi hanno detto come, tra varie vicissitudini, erano arrivati in Italia. Erano rumeni, e quando stavano a Bucarest vivevano per strada, nella zona della Gara de Nord. La storia mi ha incuriosito al punto da raccogliere la piccola paga da proiezionista, farmi prestare una telecamerina palmare e partire per la Romania. Allora la Romania non era ancora entrata nell’Unione Europea, ma ne era l'oscuro e dimenticato confine.
A distanza di oltre dieci anni da quella incredibile esperienza, ricevo un messaggio su Facebook: era Valentin, il primo ragazzino che avevo incontrato a Bucarest. Viveva in Belgio e navigando su internet aveva trovato il documentario girato insieme a lui nel 2006. Rivedere il volto di quel ragazzo, prima randagio di strada, ora cresciuto, pulito, sorridente, mi ha colpito profondamente. Come mi ha colpito il suo sguardo, profondo, che rivela ancora il dolore di una ferita aperta.
Antonio Martino