Note di regia de "La Gamba"
Oggetti che si dimenticano. Memorie. Ricordi. Pezzi di vita. Moduli di un’esistenza che si sganciano nel tempo e nello spazio. Volontariamente e no. Residui di un’identità fisica e spirituale che si vuole scordare o negare.
Ma che ci appartengono. E qualcuno, dall’altra parte del tempo o dello spazio o forse solo della strada, che se ne prende cura. La memoria e la cura.
Di ignoti verso altri ignoti. Almeno sino a che non (si) raccontano le loro storie.
Perché “La Gamba” è un film sulla vita, sul valore della vita degli altri e sull'importanza dell'aprire la propria vita agli altri. E la gamba del film, questo arto artificiale abbandonato o perduto chissà dove, quando e perché è il punto di partenza di questa storia incentrata sull'incontro tra due solitudini differenti e complementari allo stesso tempo: quella di Argenio e di Anastasia. Due personaggi feriti nell'anima per qualcosa che è successo loro nel passato. Un passato difficile da dimenticare per Argenio e difficile da ricordare per Anastasia. Due personalità molto diverse che, nel corso della storia, si troveranno ad essere indispensabili l'uno all'altra come facce diverse della stessa medaglia. Così, in questo viaggio metropolitano e bizzarro per trovare una collocazione (im)possibile alla gamba, in una Roma indifferente e invernale, ricevendo sempre un rifiuto diverso - come se fossero loro stessi ad essere rifiutati dalla società - i due protagonisti riusciranno a lenire alcune delle proprie ferite interne, dell'anima, grazie alla funziona salvifica della memoria che si genera nel legame tra persone e oggetti. Perché nessuno resta solo se qualcun altro ci conserva nei propri ricordi. Una pellicola, questa, che si potrebbe definire un road movie metropolitano, "a piedi", dove, come spesso accade, non è importante la meta ma il viaggio in sé che altro non è che la vita stessa.
"La Gamba", può essere riconducibile alla più recente produzione "indie" di stampo anglosassone e nord europea, manifestatasi in produzioni "art house" a basso budget, o comunque fuori dai normali percorsi "mainstream", dove storie di profonda introspezione psicologica, con personaggi ben ancorati al nostro quotidiano, si legano ad alcuni elementi grotteschi o surreali in mix ben calibrati di dramma e commedia raccontati con sguardo essenziale e diretto.
“La Gamba”, è caratterizzato da un approccio visivo al racconto iperrealista e introspettivo, prediligendo inquadrature con la macchina da presa “fissa” o con movimenti ridotti al minimo, limitandosi a seguire o a precedere i personaggi con la steadycam - e portando la narrazione sempre più dentro l’azione con apparente distacco. Inoltre, senza rinunciare ad una cura estrema dei dettagli e ad una forza visiva del racconto, la fotografia è stata costruita il più possibile a luce naturale, “rubata” per lo più dal Sole, dalle finestre e dalle lampadine che si scorgono in campo. Una scelta di linguaggio diretta a trasportare lo spettatore in un posato e catartico susseguirsi di accadimenti, suoni e colori che fanno de “La Gamba” un intenso, emozionale e ipnotico road movie.
Salvatore Allocca