Anteprima veneta dal 2 marzo del film
"Zoroastro. Io Giacomo Casanova"
Esce in anteprima in Veneto il 2 marzo il film concerto “
Zoroastro. Io, Giacomo Casanova”, con Galatea Ranzi, regia del padovano Gianni Di Capua, in concorso al 35° Festival internazionale del Film sull’arte di Montreal (Canada) selezionato tra oltre 900 film (la proiezione è prevista il 25 marzo prossimo, alle 20:45 al Musée des beaux-arts de Montréal - Auditorium Maxwell-Cummings).
ll film è basato sulla tragédie lyrique Zoroastre di Jean-Philippe Rameau, e sulla traduzione italiana in versi che Giacomo Casanova fece del libretto di De Cahusac. È prodotto dalla padovana BLIQ film e dalla veneziana Kublai film, in associazione con il Comune di Rimini, Sagra Musicale Malatestiana, e in collaborazione con il Progetto Theresia - The Art of Patronage. La realizzazione della parte musicale è a cura del Progetto Theresia - The Art of Patronage (Fondazione iCons) che ha curato la trascrizione musicale della prima versione (1749) di Zoroastre di Rameau a partire dal manoscritto originale; l'esecuzione, una prima assoluta in tempi moderni, è affidata a Theresia Youth Baroque Orchestra diretta da Claudio Astronio, con le voci soliste di Olivier Déjean, Andrés Montilla-Acurero e Martina Tardi, con la regia musicale di Mario Martinoli e l’azione coreografica di Carlotta Plebs.
Le date in anteprima per il Veneto: 2 marzo Padova, cinema Lux, ore 21:15; 3 marzo Vicenza, Ridotto del Teatro Comunale, ore 20; 10 marzo Venezia, Cinema Rossini, ore 18. Tutte le proiezioni saranno introdotte dal regista.
Il film ha per protagonista Galatea Ranzi, già Premio UBU e Premio Eleonora Duse, volto in televisione e al cinema, che dà voce alla traduzione in italiano che Giacomo Casanova fece del libretto di De Cahusac, e a testi risalenti all’ultimo periodo della vita del “seduttore”, dall’esilio a Dux in Cecoslovacchia dove morirà nel 1798.
“Non volevo che un eventuale interprete maschile fosse assimilato, anche se involontariamente, a Casanova” - spiega il regista Di Capua - “A contare è il testo e colui che lo interpreta. Come per un testo musicale, poco importa se il suo interprete è maschio o femmina. Poi, nel dettaglio, la scelta di Galatea Ranzi è maturata in ragione della sua grande esperienza e versatilità professionale, capace di cimentarsi su ruoli interpretativi più disparati e per certi versi audaci, una personalità in grado di esprimersi fra teatro, soap opera e cinema, un’esperienza singolare derivatagli dal durissimo tirocinio trascorso sotto la guida di Luca Ronconi. Un’attrice a proprio agio con i diversi linguaggi della recitazione era quindi l’ideale interprete di un impianto di testi casanoviani variegato, inedito e, soprattutto, distante dallo stereotipo del grande seduttore che la tradizione ha consacrato o, a seconda dei punti di vista, relegato.”
Galatea Ranzi è attrice tra le più versatili attualmente sulla scena teatrale italiana e non solo. Da quando Luca Ronconi, che era stato suo insegnante all’Accademia Silvio D’Amico e aveva diretto il suo saggio finale, L’amore allo specchio (1987), un fascinoso testo barocco secentesco di G. B. Andreini, la fece debuttare appena diplomata, nel 1988, come protagonista della Mirra di Alfieri allo Stabile di Torino, non ha mai perso l’occasione di confermare il suo straordinario talento d’attrice. Ronconi le ha sempre affidato ruoli importanti nei suoi successivi spettacoli, da Misura per misura (1988), Strano interludio (1989), Gli ultimi giorni dell’umanità (1991), Questa sera si recita a soggetto (1995), fino a Lolita (2000) e Il candelaio (2000). Ha collaborato inoltre con altri registi come il greco Theodoros Terzopoulos, Cesare Lievi, Massimo Castri. Nel mondo del cinema esordisce con i fratelli Taviani con Fiorile (1993), in seguito è tornata sul set con Cristina Comencini in Va’ dove ti porta il cuore, con Tonino De Bernardi e con la regista portoghese Teresa Villaverde nel film Agua e sal continuando ad alternare il set e il teatro, fino a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino.
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Le riprese di Gianni Di Capua" – scrive
Roberto Calabretto, critico e storico della musica per film - "
si adeguano ai respiri musicali della partitura, rispettandone i fraseggi e il loro sviluppo che non viene mai spezzettato. In questo modo la narrazione viene tutelata in quanto ritenuta sovrana e insostituibile: la ripresa risulta così essere un’altra via per giungere alla conoscenza dell’opera che continua ad essere tutelata in tutte le sue coordinate... Agendo in questo modo, Di Capua vince una grossa scommessa: portare ad un vasto pubblico uno spettacolo che difficilmente andrebbe a vedere nei normali circuiti di diffusione senza mai banalizzare o impoverire lo spettacolo stesso... Tutte queste scelte hanno reso Zoroastro e la sua musica ancora attuali e permettono al film-concerto di Di Capua di riproporre al pubblico i valori che hanno ispirato Rameau nel comporre quest’opera".
28/02/2017, 09:35