NON È UN PAESE PER GIOVANI - Tutti scrittori tranne quando serve
Giovanni Veronesi accoglie i suoi spettatori (rarissimi in questo periodo per il nostro cinema) con due badilate di retorica sulla faccia. La prima è molto social, con alcuni
ggiovani che dall’estero raccontano brevemente in video la loro triste storia di emigrati, così giusto per sottolineare con il pennarello nero quale direzione prenderà il film; la seconda fa molto cinema italiano d’oggi: una voce narrante che ci racconta ciò che gli sceneggiatori non sanno scrivere per lo schermo e che scopriremo presto essere quella del protagonista, Sandro (
Filippo Scicchitano). Alla fine capiremo essere le parole di un romanzo che lo stesso Sandro, travestito da
Ernest Hamingway, ha appena finito di scrivere nel suo buen retiro (con un vecchio, vicino al mare...).
Fin da subito, dunque, "
Non è un paese per giovani" si illude di rappresentare la situazione giovanile in Italia, mettendo però in scena nulla di originale. I giovani stessi, chissà perché protagonisti di un film, inciampano in situazioni mal scritte, scollegate e incapaci di creare una storia vera e un minimo di riconoscimento e di pathos nei loro confronti.
Un viaggio a Cuba in cerca di fortuna e di un posto che riconosca il loro talento, si trasforma in una serie di avventure romanzesche che non diventano mai formative, o lo sono così palesemente da sfiorare la didascalia.
Filippo Scicchitano nei panni di un aspirante scrittore è a tratti patetico, spesso in imbarazzo a dover recitare battute assurde in situazioni ai limiti del ridicolo. La barba della versione intellettuale fa tracimare il vaso, dimostrando che non basta simpatia e una bella faccia per diventare un attore, c’è bisogno di studio.
Giovanni Anzaldo, apprezzato in un paio di film recenti, si trasforma di colpo da bravo ragazzo determinato a realizzare i suoi sogni in pugile da strada assetato di sangue, bersaglio di pugni violentissimi che ucciderebbero chiunque tranne lui.
Sara Serraiocco è Nora, ragazza che dice di essere cubana ma non sembra. Un po’ fuori di testa, non entra mai in parte forzando su alcune caratteristiche del personaggio senza mai cambiare espressione. È abilissima a star seria e a ridere trasmettendo sempre la stessa sensazione, l’esatto opposto di Clint Eastwood per intenderci.
A vedere le loro avventure, tra selfie e video-messaggi, fragili e mai conseguenti, la consolazione è che giovani così siano andati all’estero (due fessi di meno…), il rimorso è che ci siano andati troppo tardi, il rimpianto è che gli autori avrebbero potuto raccontare la vita, più interessante, di altri due e non lo hanno fatto.
16/03/2017, 14:46
Stefano Amadio