LIBERE - Le donne nella resistenza italiana
Cosa voleva dire essere donna in Italia durante la seconda guerra mondiale e il primo dopoguerra? Lo racconta
“Libere” di Rossella Schillaci attraverso le voci di alcune protagoniste della resistenza e filmati d’archivio.
Tra i partigiani poche erano le donne combattenti che imbracciavano le armi come gli uomini, molte di loro avevano il ruolo di “staffetta”, ma di fatto erano ufficiali di collegamento, trasportavano in bicicletta armi o messaggi, riferivano dove fossero i posti di blocco. Anche nella Resistenza le donne avevano un ruolo spesso subalterno, ma il loro contributo è stato fondamentale per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Le donne che hanno partecipato alla resistenza vedono in quel periodo la nascita del femminismo in Italia: si sentiva l’esigenza di emanciparsi, di essere libere.
Durante la guerra, infatti, molte donne si erano avvicinate al mondo del lavoro, a causa dei posti lasciati liberi dagli uomini al fronte, ottenendo un’indipendenza che non avevano mai sperimentato.
Nascono i “
Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della libertà”, si diffondono giornalini partigiani come “La difesa della lavoratrice”.
Si affacciano allora rivendicazioni nuove: ottenere a parità di lavoro lo stesso salario degli uomini, partecipare alla vita sociale nei sindacati e nei corpi elettivi, poter accedere a qualsiasi impiego.
“Libere” di Rossella Schillaci è un documentario interessante che fa luce su un argomento spesso trascurato e fa riflettere sulle conquiste che sono state fatte nel secondo dopoguerra, a partire dal diritto di voto esercitato per la prima volta nel 1946, e su quanto ancora c’è da fare per raggiungere davvero la parità tra i sessi.
19/04/2017, 08:20
Rita Bennardello