I FIGLI DELLA NOTTE - Ricchezza, adolescenza e genitori assenti
Andrea De Sica, figlio di
Manuel e nipote di
Vittorio si presenta come regista con un film di genere sull’adolescenza.
Simmetria nelle inquadrature, fotografia calda e curata, recitazione a sottrarre, ambientazione raffinata e originale fanno di "
I Figli della Notte" un film di qualità estetica e tecnica.
Il film parte da un soggetto interessante: un collegio maschile per ricchi dirigenti del futuro dove gli studenti, tutti maschi, sono isolati dal mondo esterno ma lasciati liberi, nei limiti, di trasgredire in vista di una vita dove evidentemente saper aggirare gli ostacoli con la furbizia è importante come una lezione di economia.
Dunque, tra i ragazzi più furbi (dal latino fur-furis, ladro, stessa radice di furto) escono nella notte e vanno a raggiungere una casa di appuntamenti sperduta tra le nevi delle alpi. Qui la storia si complica ma si perde anche, sfuggendo di mano agli sceneggiatori (
Andrea De Sica, Mariano Di Nardo con la collaborazione di
Gloria Malatesta) e perdendo di forza nei risvolti e nelle soluzioni.
Il film, che prova a raccontare l’adolescenza, l’amicizia, e il rapporto con i genitori assenti, usa un genere tra il noir e il thriller, con qualche apparizione ultraterrena e alcune presenze che incidono poco dal punto di vista della suspance e troppo sugli esiti dei personaggi.
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I Figli della Notte" è ben fatto ma stenta a decollare, con le storie dei due personaggi principali che arrivano all’epilogo senza la giusta costruzione. Forse per timore di affondare il piede sul pedale del genere, De Sica rimane sospeso tra un noir di classe e una sceneggiatura che non trova la sua strada, tra l’evidente cinefilia e la difficoltà di trovare i contenuti ideali per affascinare del tutto lo spettatore.
12/05/2017, 18:00
Stefano Amadio