Note di regia di "Chirurgo Ribelle"
Una delle cose che mi piace di più del mio lavoro è avere una giustificazione professionale alla mia curiosità. Sentii parlare del dottor Erichsen anni fa, scoprendo per caso il suo piccolo blog in cui teneva una sorta di diario di lavoro dall’ospedale da campo di Aira, nella remota regione del Wollega in Etiopia. Erano le vacanze di Natale e da Bergamo lo chiamai dal cellulare con una carta telefonica prepagata per l’africa, dicendogli che mi sarebbe piaciuto molto poterlo andare a trovare e documentare il suo lavoro. Un mese dopo eravamo lì, nella sua sala operatoria dove, insieme a sua moglie Sennait e a un piccolo staff di fidati collaboratori locali, da anni operava una grande quantità di pazienti. Il dottor Erichsen esercitava con il titolo professionale, malvisto nel nostro mondo occidentale, di “chirurgo generale”, general surgeon. Ossia il chirurgo che sa fare tutto: dai parti cesarei ai morsi di iena, dalla gotta al cancro alla prostata, dalle fratture esposte ai vermi nell’intestino. Erik Erichsen mi ha affettuosamente aperto la porta dell’essenza della chirurgia, a un tipo di conoscenza della vira e della morte che solo decenni di pratica diretta sul corpo umano possono dare.
Erik Gandini