Note di regia de "L'Incontro"
Abbiamo voluto scrivere una piccola commedia su un grande tema. “
L'Incontro” cerca di raccontare le difficoltà e le aspirazioni di un ragazzo di quindici anni, marocchino di origini ma residente in Italia da ormai molti anni. Un ragazzo come se ne vedono tanti nelle nostre città ma con la particolarità di avere un talento per il pugilato.
Per raccontare questa storia abbiamo deciso di non seguire il modo classico che il cinema mette in campo quando narra storie legate al mondo dei migranti, degli stranieri, di chi vive ai margini, ossia quello della tragedia e del dramma. Abbiamo deciso di raccontare la storia di Amin (un po' vera e un po' inventata) con l'arte della commedia: far sorridere, facendo allo stesso tempo riflettere. La struttura da “pochade” del racconto (dentro e fuori dalla palestra, vai e vieni dei personaggi, tempo che incede e che mette sotto pressione il protagonista al quale gli capita sempre qualche imprevisto) è la colonna portante del cortometraggio. Tutto accade in un'ora, l'ora prima di entrare sul ring. Il protagonista è sballottato dagli eventi che prendono – almeno sembra – il sopravvento sul suo obiettivo principale: l'incontro di boxe.
Abbiamo cercato i protagonisti nella palestra Popolare del TPO di Bologna (dove il film è ambientato), nella polisportiva Hic Sunt Leones (che gestisce la palestra oltre a un'affollata squadra di calcio), nel centro teatrale MET (cantieri Meticci) che accoglie giovani attori di tutto il mondo, nelle scuole superiori di Bologna (soprattutto istituti professionali) e per le strade della periferia di Bologna. E' stata una lunga e difficoltosa ricerca ma alla fine sono arrivati Amin, Edo, Fatima, Nezha, Younes, Yussra, Fatima e il nostro racconto si è trasformato in carne, occhi, accenti.
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L'Incontro” ha trasformato le esperienze di vita dei nostri protagonisti in un balletto divertente, a volte comico, ma tutto sommato amaro. I problemi con i permessi di soggiorno, con l'ottenimento della cittadinanza italiana, il rapporto spesso conflittuale con le Istituzioni locali, i centri di accoglienza e il problema della casa, sono tutte questioni cruciali nel destino di questi ragazzi e delle loro famiglie Questioni che generano un senso di frustrazione e di esclusione non sempre risanabili. Lo sport, di certo,può fornire alcune risposte, parziali ma non scontate. Ma è soprattutto l'attenzione alle singole vite e la ricerca ostinata di un “incontro” che possono aiutarci
a fare qualche passo in avanti sulla strada di una condivisione degli spazi fisici e ideali della cittadinanza.
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L'Incontro” è un piccolo stimolo affinché riusciamo a dedicare, nella frenesia un po' forzosa delle nostre vite, qualche minuto a porci un paio di domande sui tanti che vivono in Italia ma non si possono chiamare italiani.
Michele Mellara e
Alessandro Rossi