Note di regia di "MalaMenti"
L’idea del cortometraggio è nata dall’esigenza di raccontare la società e la criminalità organizzata immaginando la pièce teatrale del “Calapranzi” di Pinter come un'ispirazione di umanità variopinta e disgregata. Da qui l’esigenza di raccontare sotto forma di cortometraggio la storia di due capi della camorra organizzata, Ciccio “O' Pazz” e Ciruzzo “Pesce bello” che si ritrovano soli sull’isola dell’Asinara avendo ormai sterminato tutti. L’isola è comunemente abitata da animali, nella fattispecie da asini e cinghiali: Severino l'asinello, capo indiscusso degli asini a Campu Perdu e Piero il cinghiale, capo dei cinghiali a Campo d’oliva. Ciccio e Ciruzzo, ossessionati dalla smania dell’onnipotenza, non sopportano che sull’isola ci possano essere degli altri capi seppur di altre forme di vita. Iniziano così una guerra per dividersi il territorio. Ingenuamente da bambino pensavo che se avessimo isolato i mafiosi, liberi di agire fra i loro simili, sarebbe finito il potere della malavita. Questa sete di potere è come una malattia: uomini accecati dall'assolutismo, alla continua ricerca di un rivale, qualcuno da sfidare e schiacciare, per dimostrare il proprio dominio sugli altri. Un'ossessione quella di prevaricare, come spinti da una forza invisibile, un sentimento di potere al di là di ogni ragione, che rasenta la degenerazione e la follia. L’idea del corto nasce anche come esperimento di natura sociologica: prendere una coppia di ceffi, tipici di un certo tipo di organizzazione criminale di ambito popolare, dall'indole tirannica e assetati di potere e denaro e lasciarli alla deriva, completamente soli, con un’isola deserta e sperduta a far da padrona, magari in un arido e sterminato deserto. Questo progetto ha suscitato l’interesse dell’attore Ciro Petrone (già in Gomorra di Matteo Garrone) che ha collaborato con me alla sceneggiatura ed anche di Sergio Rubini e Nicola di Pinto che entusiasti hanno accettato di partecipare al cortometraggio. Il cortometraggio è stato girato con un cellulare è alle immagini è stato applicato un filtro “fumetto” per esasperarne il concetto di onnipotenza e assurdità e per generare curiosità ed empatia nello spettatore. Spesso il realismo delle immagini video così nitide e di qualità ci disarma, non succede così col cartone animato, che, anche su basi reali, istintivamente genera desiderio di conoscere.
Francesco Di Leva