Note di regia di "Made in China Napoletano"
L’idea del film nasce dalla volontà di raccontare – attraverso un’iperbole surreale – cosa accadrebbe se a causa di una grave crisi economica il mondo fosse assoggettato a una sola potenza economica, soprattutto se di stampo socialista. E’ chiaro che si tratta di uno scenario inverosimile, ma fino a un certo punto. A causa della delocalizzazione del manufatturiero già da qualche anno stiamo assistendo alla chiusura di molte aziende italiane che per anni sono state leader di qualità e innovazione. La riduzione dei costi di produzione ha spinto molti imprenditori a spostare il “made in Italy” sempre a oriente, dove il costo del lavoro consente maggiore competitività sul mercato.
Ma cosa accadrebbe se oltre al manufatturiero, si delocalizzasse anche la produzione agroalimentare? In parte stiamo già vivendo questo problema, ad esempio con la contraffazione dell’olio extravergine d’oliva e altri prodotti alimentari. Purtroppo non sempre siamo certi della qualità e della provenienza dei cibi che arrivano sulla nostra tavola. All’estero (soprattutto negli U.S.A.) quello del cibi falsi “made in Italy” è un problema molto serio che comporta gravi problemi per l’intero comparto agroalimentare. Immaginatevi di trovare anche nei nostri supermercati, gli scaffali pieni di prodotti tipici prodotti da un’altra parte del mondo e che di italiano hanno solo la ricetta e l’etichetta.
Ecco, è in questo scenario immaginario surreale ma neanche troppo inverosimile, che si svolgono i fatti raccontati nel film. Un racconto che si muove sempre con i toni della commedia tipica napoletana che ha come punti di riferimento i capolavori di Luciano De Crescenzo con il suo professore Bellavista.
Simone Schettino