Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
!Xš‚‰

DOC/IT - Lettera aperta ai Ministri
Dario Franceschini e Carlo Calenda


Pubblichiamo la lettera aperta di Doc/it - Associazione Documentaristi Italiani, con il sostegno di 100autori - Associazione dell'Autorialità Cinetelevisiva, ai Ministri MiBACT Dario Franceschini e MiSE Carlo Calenda in merito alla presenza di RAI al MIA - Mercato Internazionale dell'Audiovisivo ed al Contratto di Servizio.


DOC/IT - Lettera aperta ai Ministri Dario Franceschini e Carlo Calenda
LETTERA APERTA AI MINISTRI DARIO FRANCESCHINI E CARLO CALENDA RAI E DOCUMENTARIO
DOC/IT DENUNCIA UN’ALTRA OCCASIONE PERSA

Egregio Ministro Dario Franceschini,
Egregio Ministro Carlo Calenda,

Domenica nel primo pomeriggio il MIA MARKET ha chiuso i battenti dopo tre giorni di intensa attività.
Ormai alla sua terza edizione, il MIA rappresenta il primo importante investimento fatto dalle istituzioni italiane per offrire al settore della produzione cinematografica e televisiva del nostro paese un mercato dove attrarre i “decision maker” dal resto del mondo e dove costruire collaborazioni e coproduzioni. Un’occasione più unica che rara per l’industria dell’audiovisivo, ma in particolare per quello che gli stranieri chiamano il “Factual” cioè il documentario nelle sue più diverse forme ed accezioni. A gremire le sale dell’Hotel Barberini/Bristol dedicate al MIA Doc c’erano tutti i responsabili dei canali televisivi italiani, i Pay, e i Free; i satellitari e i digitali terrestri, e soprattutto molti “decision maker” arrivati a Roma da tutto il mondo.. Tutte presenze accumunate dal desiderio di incontrare i produttori indipendenti italiani, sviluppare progetti, varare coproduzioni. Tutti, con l’unica grande eccezione di RAI. Nonostante il mercato fosse a Roma nella centralissima piazza Barberini ad un tiro di schioppo dal quartier generale di Viale Mazzini, i responsabili delle scelte editoriali di RAI non erano presenti né ai “pitching” dei nuovi progetti e ancor meno ai tavoli dove i produttori indipendenti italiani e stranieri incontrano i “decision maker” per discutere e stringere accordi. L’unica eccezione a questa imbarazzante assenza era Fabio Mancini, responsabile dei documentari di Doc3. L’appassionata e competente presenza di Mancini era però condizionata dalla mancanza di portafoglio e soprattutto dalla consueta impossibilità a stringere accordi di coproduzione e/o preaquisto per qualunque progetto non rientri nella programmazione dell’anno in corso.

Per il resto la partecipazione RAI si è limitata alla presentazione delle linee editoriali di RAI GOLD tenuta da Maurizio Imbriale, seguita da una interessante quanto stimolante anticipazione della nuova RAITRE del neo eletto Direttore Sergio Coletta. Subito dopo la loro presentazione entrambi sono stati risucchiati dai loro pressanti impegni.

Il caso più emblematico del disinteresse di RAI verso qualunque forma di confronto e collaborazione con il resto dell’Europa è emerso nella sessione conclusiva che si è tenuta la domenica mattina sulle coproduzioni europee e il servizio pubblico italiano. Sul palco c’erano i responsabili editoriali per il “factual” di alcuni dei principali broadcaster europei. In rappresentanza di France Television c’era Caroline Bear, per ARTE c’era Madeleine Avramoussis, per la RSI c’era Diana Segantini. Accanto a loro, Giancarlo Leone, questa volta dalla parte dei produttori indipendenti. E per RAI? Della squadra editoriale RAI non c’era nessuno, e nemmeno per RAI in quanto tale. A fare le veci dell’azienda c’era David Bogi della consociata RAICOM, responsabile delle vendite del prodotto Rai all’estero. Bogi era lì in quanto incaricato a sovrintendere ad un accordo di coproduzione RAI /ARTE. La rete franco tedesca ha costruito una decina di accordi bilaterali con una decina di televisioni pubbliche Europee e, circa un anno fa, ne ha stretto uno anche con l’Italia che però stenta a decollare. Dal “panel” ancora una volta è risultato evidente che da parte dell’Europa c’è una sincera aspettativa a lavorare con RAI e i produttori indipendenti italiani, ma David Bogi si trova in difficoltà. Fatica oltremisura a ricevere dalle reti di programmazione precise indicazioni editoriali e le risorse economiche indispensabili per avviare una collaborazione internazionale. Alla fine i progetti che RAICOM ha veicolato nell’accordo hanno finito per essere produzioni già realizzate con mezzi interni all’azienda.

Doc/it ha più volte offerto a RAICOM di farsi promotrice di una chiamata alle armi per stimolare gli autori produttori indipendenti italiani a presentare idee e progetti secondo le linee guida richieste, ma RAICOM, nell’attesa di potersi coordinare con i responsabili della programmazione, si è trovata nell’impossibilità di aderire alla nostra offerta.

Quest’intesa, che avrebbe tutte le caratteristiche per costituire una reale concreta possibilità per il settore, è rimasta fino ad oggi semi clandestina, così come misteriosi sono i contenuti dell’accordo di coproduzione siglato dal Direttore Generale della RAI e France Télévision a giugno di quest’anno e di cui nemmeno nella sessione di domenica, a oltre quattro mesi di distanza, siamo riusciti a carpire qualche anticipazione.

Quello che purtroppo appare evidente è che RAI, almeno per quel che riguarda il “factual”, si sente nel pieno diritto di autoesonerarsi dalla “mission” cui è chiamata in modo inequivocabile dalla Concessione di Servizio Pubblico promuovendo la produzione indipendente nazionale, non intende fare sistema partecipando a quel rinnovamento e rilancio dell’industria del cinema e della televisione innescato dal Tax Credit e dalla nuova legge Franceschini.

Una RAI incapace perfino di cogliere e valorizzare l’occasione che il MIA le ha offerto a Roma mandando un segnale di tale disinteresse verso gli ospiti stranieri da suonare per alcuni di loro quasi offensivo.

Di fronte a tanta colpevole inerzia Doc/it chiede pubblicamente al Ministro del MISE Carlo Calenda e al Ministro della Cultura Dario Franceschini di inserire nel nuovo Contratto di Servizio precisi obblighi per la concessionaria radiotelevisiva. Prima di tutto definire una quota precisa ed ineludibile di investimento nel settore documentario e in secondo luogo dotarsi di una struttura organizzativa dedicata al documentario (come già esiste per il cinema, la fiction, l’animazione) in grado di prendere decisione editoriali e di varare progetti e coproduzioni internazionali sul modello delle grandi televisioni pubbliche Europee. Due semplici obiettivi che Doc/it persegue inascoltata da quindici anni.

Con il sostegno di 100autori - Associazione dell'Autorialità Cinetelevisiva.

La Presidenza
Doc/it - Associazione Documentaristi Italiani

24/10/2017, 18:03