Note di regia di "Rosy Abate - La Serie"
Pensare uno spin-off di una serie come Squadra Antimafia è affascinante quanto arduo, ma immaginarlo tutto imperniato sul destino e le gesta di Rosalia Abate, meglio conosciuta come Rosy, è diventato in qualche modo “necessario”. Perché Rosy è un personaggio mitico, già entrato di prepotenza nell’immaginario seriale italiano. Rosy è sempre vissuta tra ascesa e caduta, tra il male e il bene: prima boss mafioso poi madre in fuga, comunque e sempre un anti-eroe al femminile con sentimenti veri, capace di stringere con il suo pubblico un legame fortemente empatico.
Quindi la nuova Rosy, impegnata con tutta sé stessa a tornare “normale” per vivere un quotidiano di serenità, sarà chiamata alla prova più importante della sua vita: recuperare l’affetto perduto, ciò che le rimane di quel senso di famiglia che ha sempre desiderato con tutto il cuore. Ma per ottenerlo, dovrà vestire nuovamente i “panni sporchi” della sua anima più selvaggia e guerriera, l’identità nascosta che pensava di aver sepolto nei meandri della coscienza.
La “passione” di Rosy, quel percorso fatto di dolore e resurrezione, per diventare finalmente sé stessa, si snoda quindi in autentiche tappe di una vera odissea alla ricerca dell’amore. Una grande avventura con nuovi personaggi che si muovono tra Liguria, Costa Azzurra, Roma e Sicilia.
Ma è la straordinaria performance di Giulia Michelini che determina la struttura del racconto che si sviluppa secondo il suo punto di vista (quello esclusivo di Rosy), sia esteriore che interiore. Pedinando il personaggio dall’inizio alla fine, si rende lo spettatore sempre testimone dei suoi pensieri, del suo stato d’animo e delle sue azioni, attraverso una messinscena spettacolare che oscilla tra road-movie e thriller dell’anima, tra romanticismo e melodramma.
Beniamino Catena