SALVATRICE - Sandra Milo si racconta
Il documentario
Salvatrice, diretto da
Giorgia Wurth, ripercorre la vita unica dell’attrice Salvatrice Elena Greco, nota al mondo come
Sandra Milo. La sua figura negli anni ‘60 ha catalizzato l’attenzione del pubblico, in particolar modo quello maschile, grazie alla sua sensualità.
In questo girato è la stessa Giorgia Wurth ad accompagnare la diva del secolo scorso nel viaggio dagli albori della carriera ai suoi ultimi atti. Tutti i momenti più singolari e significativi della sua vita sono racchiusi all’interno di un antico baule, che Sandra Milo apre senza indugi, ripescando ad uno ad uno i molteplici articoli di giornali e le numerosissime foto che ritraggono ciascuno un episodio differente dei suoi anni di gloria. Scopriamo così dei suoi celebri colleghi di lavoro e delle sue eccezionali amicizie, infatti sono moltissimi i personaggi dell’epoca con cui lei ha avuto a che fare:
De Sica, Rossellini, Pietro Nenni e molti altri.
Nella seconda parte del documentario le due donne si spostano all’interno di Cinecittà, dove Sandra Milo ha trascorso gran parte della vita ed è, di conseguenza, pervasa dai ricordi. A questo punto il racconto si fa sempre più personale e arriva a toccare i momenti più intimi del suo passato, dal temporaneo abbandono del mondo dello spettacolo all’amore per Federico Fellini.
La pellicola talvolta sovrappone le immagini di questo luogo di arte e cinema di oggi, con le immagini della vitale e prolifera Cinecittà del passato, lasciando scorrere sul fondo le parole della donna, che di quei luoghi ne è stata simbolo.
Nonostante il passare del tempo, Sandra Milo non perde il fascino da femme fatale che la contraddistingueva né l’attenzione per l’esteriorità e la femminilità. Tuttavia dal documentario emerge anche come una figura dotata di una certa sensibilità e tanto forte da guardare agli anni trascorsi senza nostalgia e a quelli futuri senza timore. Si prepara alla fine della sua vita come lo faceva prima di dover recitare, perché come afferma lei stessa al termine del film “anche per morire ci vuole un bel rossetto”.
Gabriele Nunziati22/11/2017, 09:22