Note di regia di "Bar Malfé"
Bar Malfè è un luogo sottoterra, sporco, umido e persino maleodorante. La città pressa dal di sopra e un fiume accanto si gonfia per via delle piogge torrenziali. In un luogo così, quasi dimenticato, dove la luce del grosso finestrone sembra l’unico contatto con il fuori apocalittico, abbiamo immaginato potessero sopravvivere gli ultimi residui di umanità: personaggi indifesi e soli, che hanno piena consapevolezza di aver perso, ma che nonostante questo cura ciò che rimane, cerca inesorabilmente di produrre e alimentare una tenerezza residuale, capace di dare un senso fugace all’esistenza. Fulmineo perché instabile, minacciato costantemente dalla storia. Per noi queste esistenze servono per raccontare in forma simbolica il nostro presente. Bar Malfè è un sistema atemporale, paradigma di un mondo che cerca di resistere, che si difende come può anche se sa bene che è solo questione di tempo. Il mondo fuori pressa, è spietato. Forse non serve neppure stare insieme, rifugiarsi nel tentativo di sopravvivere. Ogni sforzo è vano, siamo solo un insieme di rapporti umani incompresi, sempre parziali, in cui l’incomunicabilità è di fatto il risultato dell’iper comunicazione del nostro tempo. Il non detto il senso ultimo delle cose.
La nostra storia inizia con una veglia funebre e termina con la rassegnazione di fronte a un mondo che crolla e viaggia verso l’inesorabile assuefazione alla tristezza e alla solitudine, spazzando via tutto. Non c’è spazio nè modo forse neppure per preservare un po’ di dolcezza.
Alessandro Abba Legnazzi, Enrico Giovannone, Matteo Tortone