Note di regia di "La Mafia Uccide Solo d'Estate - Capitolo 2"
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…per tenere il pubblico col fiato sospeso, un buon funambolo ce la mette tutta
per fargli dimenticare i pericoli, per distoglierlo dai pensieri di morte con la
bellezza di ciò che esegue sul cavo"
(Paul Auster, The Art of Hunger)
La seconda serie della “Mafia”, ha livelli di difficoltà maggiori della prima sotto vari punti di vista. Il primo riguarda la seconda parte del titolo - capitolo 2 - perché è sempre difficile ripetersi quando la prima volta si è fatto un buon lavoro. Un altro motivo è dovuto al racconto che è andato ad allargare e approfondire le storie delle vite dei nostri protagonisti. Alla storia della famiglia Giammarresi e dei piccoli e fantastici amici di Salvatore, si affianca quella dello zio Massimo e di Patrizia, ma anche quella di Cusumano, il collega di Lorenzo all’anagrafe.
E si arricchisce della presenza di nuovi personaggi di cui vi rivelo solo il nome: Jolanda, Marina, il Signor Pellerito. Non mancano poi “i mafiosi” e anche questi sono molti di più. Infatti in questo nuovo capitolo si racconta della guerra di mafia, forse la più sanguinosa che abbia caratterizzato il nostro paese. Da quel 1979 la mafia, che prima uccideva senza far troppo rumore, cercando di eleminare un ostacolo senza farsi troppo notare, appunto solo d’estate, comincia a vedere nell’omicidio l’unica forma possibile di soluzione ai problemi. Quell’anno e il successivo verranno uccisi alcuni servitori dello Stato. Noi ricorderemo…il magistrato e politico Cesare Terranova, il Presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella, il procuratore Gaetano Costa. Ecco, è di
loro infine, e soprattutto, che si racconta questa volta, insieme ai superstiti, ma solo fino ad allora, Rocco Chinnici e Giovanni Falcone.
Tenere le fila di questo racconto non è stato semplice. Anche perché la nostra “mafia”, è una commedia che ha l’ambizione di attirare l’attenzione su alcuni fatti di cronaca più o meno noti per parlare della mafia da un punto di vista delle persone comuni.
Questa volta più di altre, mi sono sentito quel funambolo che cerca attraverso lo spettacolo di velare la tragicità di alcune storie per farne arrivare tuttavia un significato più profondo. Chissà se mi sarò fatto capire.
Per chi avrà avuto la pazienza di arrivare fin qui nel leggere le pur sempre noiose note di regia, vi lascio ad uno scritto del Cardinale Pappalardo, colui che, a mio parere trovò le parole più precise ed esaustive per spiegare che cosa è la mafia. Leggendole capirete il nostro punto di vista e la sostanza di cui è fatta la storia che vi raccontiamo.
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la mafia…è clientelismo e favoritismo insieme, è sentirsi sicuri perché protetti da un amico o da un gruppo di persone che contano; è pretesa di fare a meno della legge e di poterla impunemente violare. Sono tipiche manifestazioni di tale atteggiamento: il voler far sempre il proprio comodo…anche in piccole cose, all’ordinato svolgersi della vita civile; l’assenteismo dal lavoro; la pretesa di non spettanti indennità e vantaggi di carriera; l’evasione fiscale organizzata e protetta e tanti altri piccoli e grandi maneggi e compromessi di vario genere che finiscono sempre per risolversi a scapito dei più deboli ed indifesi…”
Luca Ribuoli