IL CODICE DEL BABBUINO - Davide Alfonsi
Davide Alfonsi e Denis Malagnino, già registi dei lungometraggi "
La Rieducazione" e "
Ad ogni costo", molto apprezzati dal pubblico e dalla critica, tornano al cinema con un film sulla giustizia "fai da te" e sul bisogno di vendetta, scaturito spesso dalla mancanza della certezza della pena.
"
Il Codice del Babbuino" è prodotto dalla
Donkey's Movies, un nuovo progetto culturale di Alfonsi, Malagnino e Pocetta, e girato interamente a Guidonia e a Tivoli. Ne abbiamo parlato allora con Davide, che del film è anche lo sceneggiatore.
"Il codice del Babbuino" trae spunto da un fatto di cronaca nera: lo stupro di una giovane donna a Guidonia, dove tu e Denis avete girato in questi anni molte delle vostre pellicole. Raccontaci come hai sviluppato la storia a partire da questo evento tragico che ha sconvolto la cittadina dell'hinterland romano.
"Effettivamente la vicenda raccontata nel film prende spunto da un fatto di cronaca nera accaduto nel 2009: lo stupro di una ragazza, di appena ventuno anni a Guidonia ad opera di un branco di quattro uomini. Un dramma che ci ha dato l'opportunità per approfondire una tematica piuttosto calda ed attuale, ovvero l'idea che, in alcuni casi, una giustizia fai da te, privata, sia giustificabile e plausibile. Tale messaggio, oltre ad essere assolutamente pericoloso è anche controproducente: la vendetta non porta mai a nulla e non dà che un fallace senso di sollievo a chi la esercita".
I vostri film, come il precedente "Ad ogni costo" , che ha ottenuto l'Attribuzione della qualifica d'Essai dalla Direzione Generale per il Cinema, e quest'ultimo sono considerati "difficili" dal Mibact perché mostrano ed affrontano con estremo realismo i disagi sociali dell'Italia contemporanea, come il lavoro precario, la droga e la giustizia fai da te. Anche tu li consideri tali o il cinema, come linguaggio e come arte, dovrebbe raccontare la realtà ricorrendo ad ogni forma visiva ed empatica? Qual è la vostra visione cinematografica?
"Per noi il cinema non ha tanto il dovere di raccontare pedissequamente la realtà, quanto di suscitare uno shock nello spettatore, giocare con le aspettative, i giudizi morali di chi guarda, portare il pubblico a rivedere le proprie convinzioni" prosegue Alfonsi.
I finali delle vostre pellicole, sono deficitarie del tradizionale happy-end: in questa poi anche i bambini diventano cinici e negativi. È possibile scovare nella pellicola attanti positivi che aiutano Tiberio nella ricerca della verità-vendetta?
"Sì, ce ne sono, ma non si possono dire positivi: a noi non è mai interessato dividere macchinosamente il genere umano in buoni e cattivi; non abbiamo mai avuto problemi a tratteggiare personaggi femminili negativi, così come quelli maschili. Il buonismo è la metastasi della creatività".
07/05/2018, 09:18
Alessandra Alfonsi