Note di regia de "La Banda Grossi"
Una storia vera quasi dimenticata, una leggenda raccontata ancora oggi dai nonni di fronte al camino, una terra che fu teatro inatteso di vicende e misfatti gravissimi. La Banda Grossi è una storia di grande coraggio e di altrettanta violenza, che vede protagonista un giovane bracciante d’Urbania insieme ad un gruppo di disgraziati, pronti ad abbandonare la vita nei campi per combattere il nuovo Stato Piemontese. È il 1861, e le Marche vivono un repentino cambiamento politico: lo Stato della Chiesa e la secolarizzazione delle sue norme e consuetudini lasciano il posto al nuovo dominatore piemontese. Nuovo potere significa nuove regole, come lo Statuto Albertino che entrerà a far parte del nuovo ordinamento giuridico, ma anche tasse sull’agricoltura, dazi doganali e la coscrizione obbligatoria che toglie braccia forti al lavoro nei campi per combattere guerre di cui non si conosce nulla, nemmeno la collocazione geografica. Su questo sfondo si muovono Terenzio Grossi e la sua banda, un gruppo di delinquenti e contumaci che farà tremare la Forza Pubblica per quasi due anni con l’occupazione di interi paesi e violenti scontri a fuoco. È un’appassionante vicenda umana, adattata in forma inedita da Claudio Ripalti in una sceneggiatura per il cinema di carattere drammatico che, grazie al soggetto particolarmente affascinante, assume aspetti in comune al poema epico, al Romanticismo, al romanzo d’avventura e al western. L’abbandono di casa, il viaggio, il libero arbitrio, il coraggio... sono solo alcuni dei sentimenti che descrivono quest’opera così audace e fuori dal tempo, "per niente politica" tiene a precisare il regista, ma senz’altro attuale nel descrivere le disparità della società in cui viviamo.