MY HOME, IN LIBYA - A Visioni dal Mondo e al Milano Movie Week
Immagini dalla Realtà (fuori concorso), il
Festival Internazionale del Documentario. E sempre a Milano, il film sarà proiettato martedì 18 settembre (ore 21.40) al Cinema Beltrade, come evento del Milano Film Network all’interno della
Milano Movie Week. Martina Melilli sarà presente ad entrambe le proiezioni, oltre a partecipare all’incontro Un nuovo sguardo femminile sul cinema del reale organizzato da Visioni dal Mondo, sabato 15 settembre (ore 11) sempre al Teatro dell’Arte della Triennale, insieme ad altre tre registe esordienti.
Prodotto dalla torinese Stefilm (Stefano Tealdi, Elena Filippini, Edoardo Fracchia) e dalla tedesca Zdf, in collaborazione con Arte e Rai Cinema, e con il supporto del MIBACT e del Piemonte Doc Film Fund, "
My Home, in Lybia" prende le mosse da una storia personale per scandagliare un presente universale.
Il colonialismo italiano in Libia fa parte di un grande rimosso nazionale, ostentatamente dimenticato come un trauma o una macchia. Ed è ancora un trauma parlare del colpo di Stato di Gheddafi del 1969, della cacciata degli ultimi coloni nel 1970, del sequestro di tutti i beni mobili e immobili degli italiani stanziati a Tripoli. Per chi è sopravvissuto rimane soltanto il ricordo di un’onta, ma anche di una stagione dorata vissuta in una metropoli senza tempo, piena di popoli e lingue. La regista Martina Melilli appartiene a una di queste generazioni disperse, figlia e nipote di italiani nati e cresciuti in Libia. Partendo dalle memorie del nonno Antonio, Martina traccia una mappa di luoghi appartenuti a quel tempo passato, rintracciandoli nella Tripoli di oggi e facendoli ripercorrere a Mahmoud, un giovane libico conosciuto sui social che le invia foto e video della città. Lentamente il passato si lega al presente, e il presente si rivela con violenza nella storia di un Paese distante, senza più il senso di comunità. Lo scambio epistolare sui social tra Martina e Mahmoud si fa sempre più costante, dando inizio a una vera amicizia e rivelando due aspetti di una stessa generazione nata nello stesso periodo storico ma separata da un tratto di mare.
Attraverso una colonna sonora minimale e continue immagini che si sovrappongono, tra la multimedialità del presente e le fotografie del passato, Martina Melilli organizza una ricerca approfondita delle proprie radici, muovendosi all’interno di un mondo frammentario. E allo stesso tempo, spostandosi da una memoria a più memorie, da un racconto individuale a un racconto corale, ricostruisce il quadro di una Storia, dell’Italia in Libia e della Libia stessa, non ancora raccontata.
Silvia Saitta10/09/2018, 16:50