LA LIBERTÀ NON DEVE MORIRE IN MARE - Dal 28 in sala
L’immigrazione non è più un’emergenza, un caso, è una fenomeno che dura da anni ma ancora non abbiamo strumenti solidi per affrontarlo adeguatamente. Durante l’incontro, ogni esponente ha offerto le proprie competenze per delucidare le questioni legate agli sbarchi e all’accoglienza prima e dopo il nuovo governo, affrontando ampiamente anche il tema della comunicazione di massa e dell’opinione pubblica.
Stamattina avevo immaginato di vedere un altro film sul tema ‘immigrazione’ in Italia: un altro documentario ambientato a Lampedusa sui clandestini che vi sbarcano; un altro documentario volto a suscitare compassione e pietà al pubblico e ai cinematografari. Mi sbagliavo.
La libertà non deve morire in mare è un film educativo, innanzitutto, che fa ragionare, non solo compassionare: lascia punti interrogativi attuali sui quali è necessario spendere momenti di riflessione.
È sì un’opera documentaristica che tratta il tema in modo giornalistico, attenendosi alla realtà il più vicino possibile e riportando testimonianze di sopravvissuti e di addetti ai lavori, ma è anche un film che introduce il punto di vista di istituzioni italiane che hanno esemplarmente compiuto il loro lavoro. Un aspetto trascurato dalla stampa, trascurato dai media, trascurato dai cittadini italiani. Si semplifica troppo, si parla spesso di numeri e non di nomi.
Per questo il documentario trova un linguaggio che prima di essere politico è umano, parla del diritto di migrare, del diritto di avere una possibilità di vivere secondo quanto ogni essere umano ritenga giusto per sé. Non si deve pensare, come ha ricordato il colonnello della guardia di Finanza, che migrare sia una cosa scontata: ricordando bene, la facilità di viaggiare e di spostarsi è un libertà che l’umanità ha conquistato meno di un secolo fa, e l’Italia è uno dei paesi nel mondo che possiede una delle legislazioni più moderne rispetto a questo diritto. Eppure quando si tratta di applicare la legge qualcosa sfugge sempre, qualcuno ci guadagna a sfavore di qualcun altro.
Alla proiezione erano presenti il regista, il direttore di
Amnesty International Italia, il direttore generale di
Medici Senza Frontiere e alcuni esponenti della Guardia Di Finanza. L’incontro ha prodotto delle riflessioni sul tema considerevoli e lontane da ogni luogo comune, approfondendo i problemi che bisognerebbe affrontare rispetto al tema dell’immigrazione da ogni punti di vista.
Durante la conferenza, il regista
Alfredo Lo Piero ha spiegato l’urgenza di questo documentario, nonostante sia uno fra i tanti: ero con mia figlia in spiaggia e lei non volveva fare il bagno e quando le ho chiesto il perché mi ha detto che c’era un uomo nero in mare che lo turbava. “Bisogna abbattere la paura e bisogna abbattere l’odio razziale che dilaga in Europa”.
Il film uscirà nelle sale il 27 settembre 2018 grazie a
Distribuzione Indipendente.
Anna Pennella23/09/2018, 10:27